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Il Madagascar, un paradiso in terra

Il Sifaka, fa parte dei lemuri dell’isola Madaga
24 giugno 2017
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Esiste un luogo nel mondo, che è così speciale, così ricco di biodiversità, che non lo si potrebbe paragonare al paradiso: il Madagascar. Questa splendida isola fa parte delle cosiddette “isole antiche” e - secondo recenti studi - si sarebbe separata dall’Africa circa 165 milioni di anni fa, facendone un luogo particolare ed isolato, con un patrimonio vegetale ed animale unico al mondo.

Basti pensare che ben l’80% di tutte le piante che conosciamo (tra cui 4 mila specie arboree), così come la metà di tutti gli uccelli, il 90% dei rettili (ogni zona dell’isola ha il “suo” camaleonte) e anfibi e tutti i mammiferi - come ad esempio i lemuri - che sono presenti con oltre 200 specie diverse - sono endemici. In parole povere: esistono solo sull’isola Madagascar. E tra gli alberi? Il mitico baobab è conosciuto ovunque nel mondo. Quindi è devastante sapere che oggi solo il 10% del territorio è ricoperto dalla vegetazione originaria. Quello che una volta era il paradiso in terra, oggi rischia di scomparire per sempre. L’estrema povertà della popolazione ha portato allo sfruttamento eccessivo del territorio. Lì dove una volta c’erano boschi fittissimi, oggi si trova solo desolazione. 

Per questo motivo il WWF Madagascar si impegna giorno dopo giorno per salvaguardare questo incredibile patrimonio. Gli obiettivi? Protezione della foresta, rimboschimento e lotta contro la povertà. L’ultimo punto è essenziale per capire questa terra. Molte comunità sono così povere, che praticamente non hanno altra via d’uscita che tagliare illegalmente alberi per poter riscaldare le proprie case. Ogni anno vengono piantati migliaia di alberi e si sostengono progetti alternativi per dare alle famiglie locali una possibilità. Il WWF Madagascar, infatti, sostiene il progetto dell’associazione non governativa Barefoot College (letteralmente: l’università dei piedi scalzi). Si tratta di un’idea nata 45 anni fa in India e che ad oggi opera in 80 Paesi nel mondo. Cosa si fa in questa università? Si trasformano donne in “ingegneri” del solare. Le chiamano “Solar Grandmothers” (nonne solari)e spesso sono analfabete, arrivano da villaggi sperduti e poveri e quasi sempre non hanno mai viaggiato. Ora, grazie al sostegno del WWF, anche il Madagascar ha le sue “Solar Grandmothers”: donne che dopo sei mesi di studi - fatti di gesti e disegni - sanno costruire, installare e far funzionare delle lampade collegate a un pannello solare. Un lusso per tante comunità del mondo. Ora tanti piccoli studenti potranno fare i compiti o studiare anche quando fuori fa buio.

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