Estero

Il giorno in cui Trump proibì agli scienziati di parlare di scienza

17 dicembre 2017
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Per gli amanti di Orwell e della sua neolingua, è una specie di sogno – o incubo – che si realizza: il governo Trump mette al bando alcune parole dai documenti dei Cdc, i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), autorità sanitaria internazionalmente conosciuta e stimata con un bilancio di circa 7 miliardi di dollari ed oltre 12 mila dipendenti.
E tra i sette termini proibiti troviamo anche "basato sulla scienza" e "basato sulle prove scientifiche", oltre a transessuale, feto, diversità, vulnerabile e diritto.

A rivelare la lista nera è stato il Washington Post, che ha dato conto di un episodio avvenuto in un centro del Cdc dove si è presentata Alison Kelly, dirigente dei servizi finanziari, comunicando che quelle parole e quelle espressioni non devono comparire nei documenti per il bilancio del prossimo anno. In alcuni casi si suggeriscono espressioni sostitutive, ad esempio al posto di "basato sulla scienza" si propone di usare "basato sulla scienza considerando gli standard e i desideri della società". Come a dire che se gli studi epidemiologici dicono che una malattia è pericolosa ma al bar la gente dice "ma no, mio nonno l'ha avuta ed è campato cent'anni", dovremmo prendere in considerazione entrambe le informazioni.

Kelly non ha spiegato il perché della lista nera e si è difesa dicendo che lei faceva solo da ambasciatrice.
Del resto Donald Trump non ha mai nascosto di considerare la scienza come una questione di opinione e non una realtà oggettiva basata sull'evidenza, a partire dalle sue considerazioni sul cambiamento climatico. I presenti sono rimasti increduli, riferisce la fonte del Washington Post. "Ma dice sul serio?", "Ci sta prendendo in giro", sono state alcune reazioni.

Immediate le polemiche, e le ironie sul web. "È più chiaro che mai: questa amministrazione ha disprezzato la salute delle donne, le persone Lgbt e la scienza sin dal primo giorno", ha twittato Planned parenthood, la rete di organizzazioni no profit che si occupano della salute e della educazione sessuale e dell'accesso a servizi sanitari come l'aborto. "L'amministrazione di Donald Trump sta facendo l'America nuovamente stupida. Finiremo con l'usare Vudù e sanguisughe per trattare le malattie?", ha twittato il deputato democratico Ted Lieu, parafrasando lo slogan trumpiano "Make America great again".

Non è la prima volta, dopo l'insediamento di Trump, che nelle agenzie federali affiora il problema della terminologia da usare in questioni relative l'orientamento sessuale, l'identità di genere, il diritto all'aborto, il cambiamento climatico, che avevano ricevuto ampia visibilità con la presidenza Obama. Diversi dipartimenti, tra cui la sanità, la giustizia, l'educazione, lo sviluppo residenziale ed urbano, hanno cambiato alcune politiche federali e il modo di raccogliere informazioni sulla comunità Lgbt. In marzo, ad esempio, il ministero della salute ha evitato di fare domande sull'orientamento sessuale e l'identità di genere in due sondaggi sugli anziani. E ha già da tempo cancellato dal proprio sito le pagine che contenevano informazioni sulla comunità Lgbt, mentre il dipartimento che si occupa di Infanzia e Famiglia ha rimosso le pagine che fornivano informazioni sui servizi disponibili per le persone Lgbt e le loro famiglie, comprese quelle su come ricevere aiuto se vittime di trafficanti. Certo, ora non si capisce come il centro nazionale per l'Aids, la tubercolosi e le malattie sessualmente trasmissibili possa evitare di usare la parola transgender lavorando sulla prevenzione dell'Hiv tra queste persone. O come il Cdc possa lavorare sui difetti alla nascita causati da Zika senza utilizzare la parola feto.

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