Commento

Il Beltra e i corner

16 marzo 2017
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Ma secondo voi Paolo Beltraminelli si accorge di essersi cacciato in una situazione molto delicata, oppure no? Ce lo chiediamo, non riuscendo a capire se non se ne renda conto, o se stia semplicemente facendo per finta lo gnorri, perché solo in questo modo è possibile guadagnar tempo, sperando che, passato lo tsunami, riesca a rimanere a galla.
Intanto, ricordiamo che Beltraminelli è – ci mettiamo le virgolette – ‘recidivo’. Ricordate la vicenda del medico della Carità che fatturava anche quando non era propriamente in sala operatoria? Ebbene in quell’occasione il Cda dell’Eoc (Beltra compreso) si attivò per segnalare al Ministero pubblico un possibile reato penale commesso da un medico in forze all’Ente ospedaliero, ma solo con molto ritardo. Beltraminelli allora si salvò in corner dal presunto favoreggiamento grazie a un decreto di abbandono. Gli veniva rimproverato di non aver segnalato l’accaduto alla Procura tempestivamente, mentre è chiaro a tutti i funzionari (a lui subalterni) che tale obbligo esiste ed è perentorio per legge: le notizie di reato vanno sempre segnalate. Punto. Così, fin tanto che il caso del medico non venne rivelato dalla stampa, non finì dinnanzi al procuratore pubblico. Un caso grave da un punto di vista istituzionale, visto che il potere giudiziario non poté fare da subito il suo lavoro perché il membro di un altro potere (esecutivo) non si era dato una mossa. Per la cronaca Beltraminelli cadde in piedi, col paracadute del suddetto decreto di abbandono, contro il quale nessuno (fra quelli che ne avevano diritto) aveva interesse a ricorrere.
In questi giorni si è invece scoperto che, sempre Beltraminelli, con la sua firma sul contratto fra il Dss/Cantone e Argo 1 – all’insaputa dei suoi colleghi di governo e dei deputati (visto che non figurò mai sulla lista dei mandati diretti) – avviò il mandato, proseguito per anni e costato oltre tre milioni di franchi.
Ecco spiegato perché virgolettato l’aggettivo ‘recidivo’ ci sta. Il ministro è ‘recidivo’ nel prendere decisioni che era opportuno, perlomeno dal profilo politico, condividere con altri. Il caso ‘La Carità’ andava segnalato subito alla Procura, così come il contratto/mandato diretto con ‘Argo 1’ doveva essere segnalato subito ai colleghi di governo e inserito nella lista dei mandati diretti sottoposta a controllo parlamentare. Senza né se né ma. Al centro del suo agire disinvolto (o superficiale? o come lo volete definire?) c’è dunque sempre perlomeno una violazione delle sue competenze.
Questo suo comportamento problematico dal punto di vista politico si somma ora alle puntuali richieste di chiarimento su Argo 1: sapere esattamente cosa è successo, cosa sta scritto su quel primo benedetto contratto, chi (nome e cognome) lo ha firmato, conoscere i rapporti scritti che hanno convinto il ministro che si trattava di un’ottima prestazione da continuare, fondata su quali controlli/rapporti da parte del Dss, eccetera. Elementi, questi, che devono spingere la politica a compiere un salto di livello nell’esercizio delle verifiche. Intanto, il ‘controllo cantonale delle finanze’ deve essere assolutamente indipendente anche dal punto di vista formale. Va sganciato da qualsiasi rapporto, anche solo amministrativo, di dipendenza da questo o quel dipartimento. Non dimentichiamo che l’esecutivo è organo collegiale! Inoltre, perlomeno per ora, la responsabilità amministrativa e politica del settore sotto esame deve essere formalmente collocata sotto un altro dipartimento. Regola che deve valere per tutte le situazioni di verifica interna attualmente in corso: tanto per intenderci chez Beltra comme chez Gobbi! Non da ultimo sarebbe il caso di cominciare a pensare a un’inchiesta amministrativa!

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