Altri sport

Fuori dall'ombra, verso la consacrazione

(Pablo Gianinazzi)
2 agosto 2017
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Sementina – Germania 2013, la Svizzera batte le padrone di casa e si laurea campione del mondo, per la prima volta. È l’apoteosi. Un exploit da salutare con tutti gli onori della portata dell’evento, a cominciare dalle immancabili bandiere rossocrociate esposte alle finestre e sui balconi. Così dovrebbe essere, ma quell’exploit firmato il 23 luglio 2013 viene vissuto un po’ in sordina. Anche in Ticino, sebbene gran parte della rosa iridata sia proprio italofona. Il perché è presto spiegato: il loro sport non è quello che catalizza i riflettori della ribalta.

È l’indiaca, schiacciata da mostri sacri quali tennis, calcio, hockey, ciclismo, formula 1 e via discorrendo. Figli di uno sport (ritenuto) minore. Ma non per questo il titolo vinto dalle pupille di Tolotti è da considerare di serie B. Anzi! Quattro anni dopo, si torna a parlare di Campionato del mondo. Stavolta nei panni di detentori di un titolo che, questo è il sogno delle nuove interpreti (alcune delle quali già dell’avventura firmata nel 2013), si vorrebbe difendere con successo.

Da diversi mesi la marcia di avvicinamento all’appuntamento – che andrà in scena in Polonia – è entrata in dirittura d’arrivo: le ragazze guidate da Tolotti stanno coprendo la distanza che le separa dalla scadenza iridata a un ritmo serrato di allenamenti su allenamenti. Con umiltà, molta umiltà. Quel segno distintivo di uno sport “minore” che si nutre però di parecchia camerateria e molta sana passione. C’è questo e parecchio altro dietro alle sedute di allenamento del gruppo, un allenamento che spesse volte viene svolto in palestre che nemmeno hanno disegnato sul pavimento il campo regolamentare. E allora, ancora prima di iniziare a palleggiare, ecco allenatore e giocatrici a mettersi all’opera con dell’adesivo. E capita pure che un gesto, anche se relativamente piccolo, porti immensa soddisfazione, come l’arrivo di un modello di scarpe uguale per tutta la squadra da sfoggiare in Polonia: il bello dello sport non snaturato è anche questo...

Storie di sacrifici e sudore, per inseguire quel sogno che buona parte del gruppo ha già realizzato quattro anni fa. I volti già noti sono diversi, pronti a prendere per mano i “debuttanti”. «In totale il gruppo si compone di nove giocatrici – illustra Nicola Tolotti mentre si accinge a montare la rete per un’altra intensa seduta di allenamento –. In principio la squadra comprendeva anche un paio di svizzero-tedesche, ma poi le abbiamo perse per strada... È vero che forse con un elemento in più la rosa sarebbe stata ancora più completa, ma non mi lamento: ci farà difetto la quantità, ma non certo la qualità. Questo è un bel gruppo, che può davvero puntare in alto. L’indiaca non è certo uno sport di massa... Io ho iniziato come giocatore, oltre una ventina di anni fa. Poi ho cominciato ad allenare, dapprima a livello di società, e poi sono stato designato coach della Nazionale. Il bello di uno sport di nicchia come il nostro sta nel fatto che chi lo pratica, pur non essendo un fenomeno, ha davvero concrete opportunità di competere ai massimi livelli. Questo gruppo ne è la prova provata».

Quante chance ha la Svizzera di succedere a se stessa nell’albo d’oro dei Mondiali? «Molte, anche se la concorrenza non mancherà. A cominciare dalla Germania, che farà di tutto per restituirci lo sgarbo». A questi livelli conta di più la testa o la tecnica? «La chiave, soprattutto in una partita delicata come può esserlo una finale, sta nel mentale: è fondamentale scaricare la tensione e liberare la testa».

Ed eccole le interpreti di quel sogno che cercheranno di realizzare tra meno di un mese in Polonia. Sono: Veronica Caggia, Veronica Conconi, Michelle Lombardi, Anael e Rossana Plebani, Simona Ravelli, Alice Licata, Céline Piazzini e Chantal Zucchetti. In Polonia, a rappresentare la Svizzera, oltre alla squadra interamente ticinese, ci saranno altre tre formazioni, tutte impegnate nella categoria over 40: una selezione mista, una maschile e una femminile.

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