Società

Forse le ‘fake news’ non pesano tanto sull’opinione pubblica, lo dice una ricerca (voluta da Google)

A proposito
(Keystone)
4 maggio 2017
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Dietrofront. A dispetto di quanto detto nelle ultime settimane, le fake news e la disinformazione online non influenzano in modo determinante le opinioni politiche degli utenti che, maneggiando notizie diverse su media diversi, possono costruirsi un punto di vista più aderente ai fatti. È questa la tesi contenuta in una ricerca della Michigan State University e di Oxford che va in senso opposto alla discussione in atto sul tema.

Solo pochi mesi fa il parere di alcuni analisti sul peso che le bufale circolate online hanno avuto nella vittoria di Trump hanno scatenato polemiche e anche fatto prendere contromisure ai big della tecnologia. E il dibattito si è acceso pure in Europa, interessata da importanti tornate elettorali.

«È esagerato pensare che la ricerca online crei dei filtri in cui un algoritmo indovina quali informazioni un utente desidera. Gli utenti maneggiano informazioni diverse per formare un loro punto di vista. Questo dovrebbe rendere meno allarmisti», spiega lo studio finanziato da Google e condotto su 14mila utenti di sette nazioni (Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Polonia, Germania e Spagna).

Agli utenti è stato chiesto come usano la ricerca online, i social media e altre piattaforme per informarsi su candidati, temi politici e per partecipare al processo democratico.

Secondo l’indagine più del 50% degli utenti spiega di aver usato “spesso” o “molto spesso” i motori di ricerca per verificare dei fatti, che la disinformazione può a volte ingannare ma l’80% resta abbastanza scettico sulle informazioni trovate online. E c’è anche un altro dato: mediamente ogni utente consulta 4,5 diversi media per avere un punto di vista. In particolare chi è interessato alla politica consulta 2,4 fonti offline e 2,1 online, mentre il 72% dice che ad influenzare il voto sono le discussioni politiche con amici e familiari. Inoltre, il 36% degli intervistati legge notizie con cui non è d’accordo e meno del 20% dice di aver bloccato o tolto l’amicizia a persone con cui non era in sintonia politicamente.

Lo studio, infine, evidenzia schemi diversi di utilizzo dei media da parte dei paesi presi in esame. Per esempio, negli Usa sono onnivori mediaticamente ma non cercano molte notizie di politica. In Francia, Germania e Regno Unito gli utenti utilizzano meno i motori di ricerca e si affidano più a media tradizionali. In Italia, invece, oltre il 50% degli utenti interpellati mostra un’alta propensione per la ricerca online sia riguardo informazioni nuove sia per verificare notizie sbagliate, al pari di Spagna e Polonia e più degli altri paesi compresi nella ricerca.

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