Commento

Fatti di gomma

30 settembre 2017
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Strani personaggi certi politici. Fin tanto che le elezioni sono lontane sembrano fatti di gomma. Può succedere di tutto e di più, e loro che fanno? Quasi come se nulla fosse, si cimentano in una sorta di sport nazionale, sgusciando fra i paletti e cercando di convincere il cittadino elettore che hanno ragioni da vendere e che non è successo niente di grave. Fumogeni belli e buoni. Anzi, brutti e cattivi. Ma il cittadino (elettore) attento – non quello che si lascia incantare dal pifferaio di turno – a furia di slalomate e bla-bla intuisce di certo che qualcosa che non è girato per il verso giusto c’è. E si chiede quindi cosa ci stia dietro e perché tanta voglia di metterla via senza il famoso prete?

È quanto sta accadendo con Argo 1. Il caso montò, non senza interrogativi di grosso calibro, già prima dell’estate; poi si assopì durante la pausa agostana. Ma come? Non c’erano forse già allora – domanda retorica – parecchi elementi nel dettagliato rapporto di 20 pagine del ‘controllo cantonale delle finanze’ del 20 aprile 2017 che dovevano far suonare l’allarme rosso? Il mandato diretto milionario dato in violazione della legge, nessun concorso pubblico, pagamenti senza risoluzione governativa, palesi e reiterate violazioni contrattuali, ecc. E invece… Il caso (lo scandalo) è poi tornato alla ribalta un paio di settimane fa, con le rivelazioni del Quotidiano (soggiorno a Bormio di Fiorenzo Dadò e della di lui compagna con cena offerta dal titolare di Argo 1). Ma si è poi di nuovo arenato da qualche parte. Forse – ci pare di aver capito – perché la Gestione del Gran Consiglio ha saputo dal procuratore generale Noseda che l’inchiesta penale sul nuovo fronte dei pagamenti in nero dei dipendenti di Argo 1 sarebbe stata ancora lunga, e allora: altolà, fermi tutti in attesa del prossimo punto fermo della magistratura. Ma scherziamo? Altro recente stop è avvenuto in attesa dell’annunciata inchiesta di Falò, andata in onda giovedì, che ha saputo raccogliere e proporre elementi in parte nuovi, e comunque preoccupanti, ricostruendo la nascita tutta particolare di Argo 1, il suo operare alquanto discutibile, facendo sorgere nuovi pesanti interrogativi su più fronti. A cominciare, come detto, dalle ombre sulla sua nascita, che dovrebbero spingere chi ci governa (o qualche deputato) a chiedersi se siano davvero state fatte tutte le verifiche nell’accordare l’autorizzazione a Argo 1 ad operare quale società di vigilanza. Idem su un altro fronte: quando, sempre da Falò, si viene a sapere che il titolare della Argo 1 mostrava comunque parecchia tranquillità rispetto a possibili controlli da parte del Cantone, perché era in grado di venirlo a sapere prima. Tanto che poteva comunicare per tempo ai suoi di mettere tutto a posto al centro richiedenti e di indossare le divise.

Domanda facile facile: al Governo non interessa sapere se all’interno dell’amministrazione c’è una gola profonda che anticipava l’arrivo delle ispezioni? Su questo punto Manuele Bertoli intende ora muoversi (cfr. pag. 3). Nulla di grave anche nell’apprendere delle migliaia di ore in nero pagate come rimborsi spese? La lista delle domande, che anche i telespettatori di Falò si sono posti, e quella delle irregolarità è davvero lunga! Siamo dunque al punto (grave e anomalo) che si devono attendere la procura e le rivelazioni di alcuni mass media per riuscire a fare passi avanti? E la politica (Galusero eccettuato)? Se c’è batta un colpo… Martedì sarà la volta buona in Gestione? Speriamo! Poi non ci si venga a dire – lo scriviamo a futura memoria – che quando scoppierà per bene tutto il bubbone i tempi saranno sospetti, perché ci si troverà nei mesi precedenti le elezioni cantonali. Ci si ricordi allora di chi ha lanciato fumogeni e tirato freni a mano!

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