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Famiglia siriana, il governo scrive a Berna: 'Devono poter rimanere uniti'

(Francesca Agosta)
28 giugno 2017
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La famiglia Gemmo deve poter rimanere unita. È questo il principio fondamentale su cui il governo ticinese «sente di poter intervenire». Parole del presidente Manuele Bertoli, che ieri alla stampa ha anticipato brevemente i contenuti della lettera che sarà spedita alla Segreteria di Stato della migrazione (Sem) di Berna. Segreteria che, lo ricordiamo, ha deciso l’espulsione dalla Svizzera della famiglia siriana. Padre, madre e i cinque figli risultano (a loro insaputa) già registrati come rifugiati politici in Grecia, il primo Paese che raggiunsero quattro anni fa scappando dalla loro terra d’origine, dove “l’Isis perseguita anche quelli come noi, curdi Yazidi”, ha raccontato lunedì alla ‘Regione’ uno dei figli (vedi l’edizione di ieri). Secondo la Convenzione di Dublino (a cui la Confederazione aderisce), un richiedente l’asilo può fare richiesta in un solo Stato della Comunità europea. Da qui la decisione di espulsione da parte della Sem, impugnata dai Gemmo davanti al Tribunale amministrativo federale che ha accordato l’effetto sospensivo ai genitori e ai tre figli minorenni, ma non ai due maggiorenni, che devono quindi lasciare il Ticino alla fine del mese di giugno. A chiedere la “revoca di espulsione” le oltre millecinquecento firme raccolte dalla petizione lanciata dagli (ormai ex) allievi della IV C del Liceo 1 di Lugano e consegnata lunedì proprio al presidente del Consiglio di Stato. «Come ho spiegato anche ieri (lunedì, ndr), la competenza della decisione è totalmente federale – ribadisce Bertoli –. Il governo tuttavia ha deciso di scrivere alla Sem per far presente questa situazione particolare, e soprattutto per perorare la causa dell’unità della famiglia, perché questo è il punto su cui ci sentiamo di poter intervenire. Quindi scriveremo a Berna affinché consideri questo elemento come un elemento importante». Tutti i membri dell’Esecutivo erano d’accordo di inviare la missiva? «Sì, c’è un accordo generale, con sfumature diverse come succede sempre, per qualsiasi decisione», conclude Bertoli. «Sono molto contenta del passo che il Consiglio di Stato ha deciso, in tempi peraltro brevi, di compiere – afferma Eleonora Bolliger, studentessa e una delle portavoci degli (ex) liceali –. È un segnale davvero positivo in un cantone di solito tra i più conservatori riguardo a migranti e stranieri. Spero che la Confederazione consideri tale segnale e che con altrettanta umanità aiuti questa famiglia. Non ci resta che aspettare e sperare».

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