Svizzera

Donna svizzera accusata di jihadismo alla sbarra al Tpf di Bellinzona

Processo in corso
15 dicembre 2017
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È iniziato oggi davanti al Tribunale penale federale (Tpf) di Bellinzona il processo a una trentenne svizzera accusata di viaggi a finalità jihadiste. Alla donna viene contestata la violazione della legge federale che vieta i gruppi Al-Qaïda e Stato islamico (Isis) e le organizzazioni associate.

Nel dicembre 2015 l’imputata, domiciliata a Winterthur, ha viaggiato illegalmente col figlio, allora di 4 anni, dall’Egitto in Grecia, per poi recarsi in Siria e unirsi ai combattenti dell’Isis. Ha venduto tutto ciò che aveva per finanziare il viaggio a Raqqa, in Siria. Secondo l’atto di accusa, ha pagato 12’000 franchi a un’organizzazione di trafficanti per essere condotta da Marsa Matrouh, in Egitto, a Creta. Ha proseguito in aereo fino ad Atene con l’intenzione di recarsi poi in Turchia e raggiungere infine la Siria. È stata arrestata dalle autorità greche il 2 gennaio 2016 alla frontiera con la Turchia. La donna comunque non si è data per vinta e ha tentato altre due volte di raggiungere la Siria, scrive il Ministero pubblico della Confederazione (Mpc).

La 30enne, convertitasi all’Islam nel 2009, si è radicalizzata poco a poco attraverso internet, in particolare grazie ai film del predicatore tedesco Pierre Vogel. È convinta che ogni musulmano debba sostenere l’Isis e vivere secondo la legge islamica, scrive il Mpc. Ha respinto i valori occidentali e ritiene di non avere alcun futuro in Svizzera. La Confederazione, a suo avviso, è in lotta contro l’Isis ed è quindi giusto che sia colpita di un attentato. L’imputata è stata arrestata l’11 gennaio 2016 al suo arrivo in Svizzera. È stata rilasciata il giorno dopo ma le sono stati ritirati passaporto, carta di identità e patente e deve annunciarsi ogni giorno alla polizia cantonale zurighese.

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