Spettacoli

Da Arbore alla Gialappas, il Mago Forest ci invita nel suo motel…

4 marzo 2017
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Riapre il Motel Forest, il motel esclusivo, eccentrico e imprevedibile creato dalla fantasia di Michele Foresta, in arte Mago Forest, che tornerà in Ticino il prossimo 10 marzo, alle 20.30 al Palazzo dei Congressi di Lugano (prevendita: www.ticketcorner.ch).

Per tutti sei il Mago Forest… ma c’è qualche trucco di magia che sai davvero fare?
In realtà, come ben sai, per fare la parodia di qualcosa bisogna conoscere bene quel qualcosa… Quindi (risatina complice) volendo potrei fare il prestigiatore vero, ma mi trovo meglio nei panni dello stralunato, dell’antieroe. Partecipo ai congressi internazionali di magia, mi tengo molto informato… e poi non è che le mie magie non riescono: riescono, ma fuori tempo. O sono i miei stessi attrezzi che si ribellano… La comicità è sempre fuori tempo, fuori misura, fuori scala!

Quindi è ‘fuori’ anche Rai Dire Niùs, il contro-telegiornale che conduci insieme alla Gialappa’s dopo il Tg2?
Lì c’è un fuori di testa. Sono partito con questo personaggio, che poi è sempre Forest: ho fatto il presentatore inadeguato – pure al Festivalbar, e di musica non è che ne capisca molto! –, poi il mago inadeguato, stavolta è toccato al giornalista inadeguato. Sono un invasato, uno infarcito di dati che poi tira fuori a cavolo, nei momenti sbagliati.

E come sta andando la trasmissione?
È una novità per Rai Due in quel punto lì del palinsesto, che chiamano – io non lo sapevo – “access prime time”, e pare che per loro sia importante, perché si passa dal telegiornale al film. Sta andando bene: noi ci divertiamo, e poi abbiamo una giornalista vera che ci mette in riga. Per aprire un telegiornale serve una persona che abbia la licenza, noi l’abbiamo usata solo perché lei ha la licenza di giornalista: io posso condurre solo con la P di principiante. Per quanto riguarda gli ascolti, non è che ci guardiamo tanto, ma andiamo bene: l’altro giorno abbiamo fatto il 7%… ma io sarei per il tasso fisso, senza l’ansia di guardare ogni giorno che abbiamo fatto!

Ancora due domande su Rai Dire Niùs. La prima: improvvisate o è tutto preparato in anticipo?
C’è molta preparazione… i filmati che i Gialappi commentano, io poi ho delle notizie, scritte, che si rifanno all’attualità. È chiaro che un po’ devi improvvisare, soprattutto per quello che succede nello studio: le mie manie, le mie follie… anche per sorprendere la collega Mia Cerami… Quella col patentino di giornalista? Sì, lei è una vera giornalista, ha fatto cose ‘serie’ molto importanti e qui è circondata da un gruppo di fuori di testa: il suo compito è salvare il salvabile.

Ultima domanda sulla trasmissione: censure da parte della Rai? Se puoi dirlo, ovviamente…
No, per adesso nessuna censura, non è ancora successo… in realtà abbiamo un po’ testato la situazione, sondato i “personaggi sensibili”. Per adesso nessuno si è lamentato. Forse perché non ci hanno ancora visto. Il nostro obiettivo comunque è ridere per far ridere, e se una battuta viene non ci tiriamo indietro, la difendiamo fino in fondo. Del resto, anche quando erano in Mediaset, i Gialappi – e lo dicono loro – sono stati censurati solo un paio di volte, per due battute, una su Gasparri e l’altra su Previti.

Restando in tema televisione – la prossima domanda sarà sullo spettacolo, lo prometto –, hai iniziato con Arbore…
Era mille anni fa… sì, fine degli anni Ottanta, ho partecipato a ‘Indietro tutta’. Arbore aveva questo pubblico di talentuosi che aveva diviso in pubblico del Nord e in pubblico del Sud. Pur essendo siciliano, non ho capito come mai ero finito nel gruppo del Nord…

Forse perché sei nato in un posto particolare della Sicilia: Nicosia…
Un posto dove non ci passi per caso: devi andarci apposta apposta apposta… Sì, abbiamo subito una sorta di dominazione credo francese, e lì si parla un dialetto molto strano, lo chiamano gallo-italico che non c’entra niente con il siciliano! Poi a vent’anni sono arrivato a Milano, con la mia Louis Vuitton di cartone… Comunque, tornando ad Arbore: fu una sorta di imprinting, io ero un ammiratore di Arbore, da ragazzo mio padre mi portava in campagna per dei lavoretti e io appendevo una radio all’albero ascoltando a tutto volume ‘Alto gradimento’ di Arbore e Boncompagni. E su Arbore voglio aggiungere una cosa: spesso in televisione c’è qualcuno che si vanta di aver inventato qualcosa… io tutto quello che vedo in televisione adesso, Arbore l’aveva già fatto trent’anni fa!

E adesso, finalmente, Motel Forest…
Siamo nella hall di un motel vintage, un po’ decadente… abbiamo una sorta di visita guidata nelle stanze di questo motel, ognuna delle quali è a tema, se vuoi è una visita nelle stanze della vita. Ma un viaggio tutto da ridere, avremo ad esempio la stanza di ‘Shining’, e farò un gioco pericolosissimo con l’ascia di Jack Nicholson, o nella stanza di ‘Psycho’ di Hitchcock…

Tutto il mito che li circonda, se si può parlare di mito per dei motel…
Nei film americani, se vedi un motel qualcosa succederà… E così anche nel Motel Forest, anche se quello che accadrà sarà divertente e non tragico. O almeno così spero… Come mai proprio i motel? Perché io sono un appassionato: mi sono fatto la famosa Route 66, da Chicago fino a Los Angeles, fu un viaggio molto triste…

Triste?
Sì, era il mio viaggio di nozze. E lì ho dormito in venti motel diversi, tutti molto minimal ma con insegne luminose spettacolari. E da appassionato, fotografo sempre i quadri delle stanze in cui dormo: ho una specie di museo personale, quadri terribili, quelli che il padrone non ha il coraggio di mettere in casa sua e allora li mette nelle stanze. È lì che mi è scattata questa cosa di ambientare ogni esperimento in una stanza diversa. In scena con me ci sarà un ragazzo dell’ascensore – anche se, ora che ci penso, non abbiamo l’ascensore – e un uomo della sicurezza che però, più che aiutarmi, mi mette i bastoni tra le ruote…

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