Commento

Civica in piazza

(Pablo Gianinazzi)
29 settembre 2017
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«Come hai trovato la giornata di ieri dedicata al neoconsigliere federale Ignazio Cassis?» mi chiede un amico in serata. Non ho dubbi: è stata una bella lezione di civica.
Chi ha voluto seguirla in diretta, recandosi a Bellinzona sul viale della Stazione e in Piazza della Foca, ha toccato con mano quanto la politica nel nostro Paese sia ancora vicina alla popolazione. Quanto sappia parlare direttamente, oltre il politichese, a chi vuole ascoltare insistendo, nel caso, su un paio di concetti fondamentali, secolare cemento del nostro Paese. Coesione, rispetto delle minoranze e dell’altrui opinione.

Le parole di Ignazio Cassis, coi suoi quattro ringraziamenti (ai deputati dell’Assemblea che lo hanno eletto; al Plr che lo ha designato; a chi gli ha permesso di fare il medico cantonale sperimentando la mediazione fra politica e scienza; a chi lo ha preceduto sullo scranno di ministro degli Esteri, Flavio Cotti e Didier Burkhalter) sono andate direttamente al cuore di chi lo stava ascoltando, tanto che è stato più volte interrotto dagli applausi della piazza.

Il presidente Manuele Bertoli, dal canto suo, ha saputo cogliere l’occasione per fare passare il messaggio dell’importanza di puntare sull’‘Uno per tutti e tutti per uno’, motto scolpito in cima alla scalinata principale di Palazzo federale. Un motto che ricorda l’esigenza di solidarietà e di unità di uno Stato federale, speciale come il nostro. Il dimissionario Didier Burkhalter ha invece colto l’occasione per tornare sul famoso bottone di ‘reset’ (la trovata cassiana dinnanzi all’Udc) per richiamare l’esigenza di restare nell’euro-solco tracciato dal suo mandato e appoggiato anche dal Plr. Il primo cittadino ticinese Walter Gianora ha infine sottolineato l’esigenza di portare avanti una cultura del rispetto delle minoranze. Interventi alla portata di tutti, ma al contempo significativi. Non da torre d’avorio e non banali.

Anche chi non li ha ascoltati, perché distratto dalla folla, dalle bandierine o dal compagno di scuola che saltava e ballava accanto, avrà col proprio docente qualcosa da discutere e, se l’età ancora non lo consente, nei ragazzini resterà comunque un domani un vivo ricordo di una giornata particolare.

La civica è anche questo: è possibilità di fare un’esperienza concreta – per le vie della propria città, anche senza aver capito tutto – e magari realizzare anche che presenti in piazza ci sono rappresentanti di altri cantoni provenienti da oltre Gottardo, che hanno detto di sì quando c’era da eleggere nel governo federale una persona che appartiene a una minoranza. E che, se fosse per noi, per la nostra forza elettorale, Ignazio Cassis non sarebbe mai stato eletto. Questo è il miracolo elvetico.

Peccato per chi non c’era e avrebbe voluto esserci. Fra il folto pubblico si contavano tanti cittadini adulti e tanti allievi delle elementari. L’età di mezzo – pensiamo a chi frequenta le medie o il settore scolastico post obbligatorio – era poco presente. Come se tante sedi scolastiche del cantone avessero deciso a priori che il santo non valesse la candela. La candela di un pomeriggio unico e che si ripete (magari) solo ogni vent’anni.

A nostro modo di vedere un errore di regia, perché la lezione offerta sul campo valeva la pena di essere vissuta e poi discussa anche in aula. Questo il solo bemolle in uno spartito baciato dal sole, dalla gioia e da un senso di appartenenza a una comunità politica plurilingue, isola felice in mezzo a tanti Paesi in difficoltà. Un’isola felice che si chiama Confederazione elvetica.

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