Commento

Chiusa la legislatura?

28 settembre 2017
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Si potrebbe chiudere la questione con una battuta: la legislatura è finita qui. Con un anno e mezzo di anticipo, visto che l’obiettivo primario (ridurre la spesa dello Stato e riportare i conti in pareggio) è stato raggiunto. Lo dice il Consiglio di Stato, presentando il Preventivo 2018 e lo dicono i numeri del bilancio consuntivo 2017 che chiuderanno, verosimilmente, con un leggero disavanzo. Il programma dell’intera legislatura – presentato nel 2015 – è dunque cosa fatta, senza neanche troppo ferire, potrebbe dire qualcuno considerato che i pilastri della socialità sono ancora ben solidi.

Era già tutto previsto, come avevamo prenosticato un anno fa nel commentare il Preventivo 2017 e non tanto perché particolarmente capaci, ma solo perché lo diceva la logica delle cose: aumento costante delle entrate, fiscali in particolare, e riduzione importante delle spese. Il direttore del Dfe, Christian Vitta, ha ben svolto il proprio mandato cercando anche di contenere le eccessive irruenze risparmiste (vedi il pacchetto bis votato lo scorso anno dal parlamento) e concedendo qualcosa all’altro piatto della bilancia (l’adeguamento, bloccato da anni, delle stime immobiliari). Un equilibrio, altrimenti detto simmetria, che ha permesso di portare a casa il risultato finale. Quello gli si chiedeva, e quello è stato fatto.

E adesso? Risanare le finanze dello Stato è la premessa per fare politica, si dice da più parti. Vogliamo crederci, per una volta, sorvolando sulle disquisizioni teoriche realtive al ruolo dello Stato. Vogliamo crederci perché, diciamola tutta, ne abbiamo bisogno. Considerato dunque che l’obiettivo principale è stato raggiunto, attendiamo i partiti della maggioranza al varco: diteci, a questo punto, cosa s’intende fare sino al 2019, fine della legislatura. Quali progetti e quali interventi, salvo ovviamente “consolidare il bilancio dello Stato” come subito ci si è affrettati ad affermare.
Consolidiamo pure, e poi? Tutti fermi in panchina a scaldare i motori in attesa della prossima campagna elettorale che, fra un anno esatto, sarà già nel pieno del proprio splendore?

La buona politica è anche quella che sa dare risposte complicate. Un esempio. Sostenere l’applicazione dell’iniziativa ‘Prima i nostri’ non significa forse continuare a illudere i cittadini e, al contempo, a confondere i problemi? L’appuntamento è a breve, quando i vari atti parlamentari partoriti dalla specifica commissione approderanno in aula. Qui si vedrà, finalmente, se almeno la maggioranza ha trovato il coraggio di dire no, che così non va perché non si risolvono i problemi rinviando le risposte ai giudici. Anche perché, se così fosse, fra due anni tanto varrebbe votare quest’ultimi piuttosto che novanta deputati incapaci, appunto, di fare una scelta applicabile. A ben vedere risanare i conti dello Stato non è così complicato: basta tagliare là dove nessuno o quasi ha la forza contrattuale di contrapporsi. Altra cosa ottenere la fiducia di cittadini spaesati e ormai scettici; questa sì che potrebbe diventare un’impresa fantastica, da considerare prioritaria per quest’ultimo anno e mezzo. O almeno abbozzarla.

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