Commento

Anziani vessati e bisogno di verità

(Davide Agosta)
10 giugno 2017
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Giustizia e Verità. Mai come in questi tempi di incertezze nella cittadinanza sale una voglia prepotente di Giustizia e Verità. È quasi un bisogno vitale. Se ne è avuta una percezione forte e chiara nella vicenda dei maltrattamenti consumati su alcuni ospiti del Centro degli anziani di Balerna. In effetti, per avere Giustizia i famigliari delle vittime hanno dovuto attendere oltre sei anni. Fino al 16 maggio, quando la Corte delle Assise correzionali di Mendrisio ha pronunciato la sua sentenza sul caso dell’ex assistente di cura, processata per coazione e condannata a 12 mesi sospesi per le vessazioni commesse, tra il 2010 e il 2011, su vari utenti della casa. Oggi i parenti di quelle persone – “trattate come oggetti” (parole del giudice Pagnamenta) – conoscono la verità processuale. Basterà loro?

La vicenda degli abusi perpetrati dentro le mura della struttura comunale, infatti, non si è esaurita su quel verdetto. Una seconda inchiesta è sfociata in altri tre decreti d’accusa; ora impugnati e in attesa, a loro volta, del pronunciamento di un giudice. E non si è esaurita neppure l’urgenza di sgombrare il campo dai dubbi e dai timori che, in questi ultimi anni, mentre si compivano gli atti giudiziari, hanno permeato la gestione della casa.

Per il Municipio la condanna pronunciata nei confronti dell’ex dipendente “pone fine a questa triste vicenda” (quella dell’assistente). Ma ciò è sufficiente? Di fatto, archiviato il processo, si è dovuto aspettare (pure qui) sino al 7 giugno prima che l’esecutivo uscisse allo scoperto sulla questione, comprensibilmente spinosa. Lo ha fatto in una breve nota inviata ai quotidiani. In quella occasione l’autorità locale ha ribadito la sua volontà di “fare piena luce” e ha dichiarato l’intenzione di prendere visione “dei dettagli della sentenza”. Insomma, una volta completato il quadro della situazione, si ragionerà sui provvedimenti, che “dovessero rendersi ulteriormente necessari”.

In realtà, noi (della ‘Regione’) ci avevamo provato da subito, all’indomani del verdetto, a interpellare il Municipio. Proprio per avere una sua reazione; per porre le domande rimaste ancora inevase; per riannodare quei fili di verità civica rimasti sospesi. Le settimane sono trascorse, invece, nel silenzio più totale. Neppure dalla riunione con la Gestione, prevista nelle ore successive al procedimento – per fare il punto sul ‘caso’ –, è trapelato nulla. Si è preferito attendere che la decisione del giudice crescesse in giudicato? Comprensibile e legittimo. Sta di fatto che certi interrogativi anelano da tempo a una risposta. Ad esempio: avremmo voluto chiedere all’esecutivo guidato da Luca Pagani come è possibile che una persona, assunta dapprima come addetta alle pulizie, e in terapia fin dal 1999 per un disturbo di personalità di tipo borderline – che le è valso una scemata imputabilità di grado medio e che la obbliga a continuare a curarsi –, sia stata ‘promossa’ ad assistente e adibita alla cura degli anziani del Centro. Il che apre a un’altra domanda: come viene selezionato dal datore di lavoro (in questo caso il Comune) il personale destinato a ricoprire mansioni particolarmente sensibili? E d’altro canto, quello stesso personale viene messo in condizione di svolgere al meglio il proprio incarico? E ancor prima (ma qui lo spettro degli interlocutori si allarga), viene preparato a sufficienza per confrontarsi con ospiti che presentano patologie importanti – come le demenze senili – e tali da renderli ancor più fragili e incapaci di difendersi?

Per scrivere il finale della storia recente del Centro anziani di Balerna ci vorrà altro tempo. Il bisogno di certezza dei cittadini, invece, sollecita risposte istituzionali, e prima possibile.

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