Svizzera

Amnesty: 'I potenti seminano paura verso il diverso'. Svizzera criticata sui rifugiati, Ticino sull'anti-burqa

(Richard Burton)
22 febbraio 2017
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I leader con i loro discorsi seminano paura e individuano nel diverso un soggetto da escludere. È quanto emerge dall’annuale rapporto di Amnesty International sul rispetto dei diritti umani nel mondo. Donne e omosessuali tra i più discriminati. In Svizzera preoccupano la gestione dei rifugiati e la legge sulla sorveglianza. Ticino criticato per la legge anti-burqa.

La retorica “pericolosa e demonizzante” basata sul rifiuto degli altri, che stanno portando avanti certi politici, crea un mondo più diviso e pericoloso. È l’allarme che lancia Amnesty International (Ai) nel suo bilancio annuale relativo ai diritti umani nel mondo. Anche la Svizzera risulta essere problematica, in particolare nell’ambito dell’asilo e della videosorveglianza. Il rapporto recensisce 159 paesi e mette in guardia sul rifiuto dell’altro che domina in Europa, Stati Uniti e altrove alimentando un peggioramento su scala mondiale in materia di diritti umani. Questo si traduce – secondo Amnesty – in una risposta estremamente debole da parte della comunità internazionale di fronte alle atrocità commesse nel mondo. 

Respingimenti al confine tra i problemi in Svizzera

Non va meglio in Svizzera e in Ticino, anche se per altri motivi. Tra le critiche avanzate nel rapporto vi sono quella alla legge ticinese anti-burqa e alla legge federale sulla sorveglianza. Ma non solo: stando a Denise Graf, coordinatrice asilo e responsabile del lavoro sui diritti umani alla sezione elvetica di Amnesty International (Ai) interpellata da laRegione,  il 2016 non può essere definito un anno positivo per altri motivi. « L’introduzione della consulenza legale gratuita è un punto positivo. Ma allo stesso tempo si sono registrati diversi fatti spiacevoli. Tra questi si possono annotare i respingimenti al confine, un fatto nuovo nel nostro paese; la dura applicazione della procedura Dublino e il perdurare del problema legato alla mobilità degli asilanti nei centri d’accoglienza federali». Problemi che si riscontrano anche in Ticino. «In zone di confine un rischio di violare i diritti umani c’è sempre. A gennaio in 5 casi su 6 i migranti sostenevano di aver depositato richiesta d’asilo senza che poi questa fosse stata inoltrata alla Segreteria di Stato della migrazione (Sem), come sarebbe dovuto succedere».

L'approfondimento completo è a pagina 2 del giornale.

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