Pagina dei ragazzi

Alt alla (in)differenza

25 aprile 2015
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L’esperienza del diverso
Benvenuti alla seconda puntata sulle giornate progetto della Scuola media di Minusio che si sono tenute tra il 16 e il 18 marzo scorso ed hanno coinvolto l’intero istituto. Nella pagina di oggi sono i ragazzi di 3a e 4a media che ci raccontano di quest’esperienza che ha permesso loro di sperimentare la diversità attraverso teatri, racconti e testimonianze toccanti. Nei giorni seguenti, poi, i docenti hanno avuto la possibilità d’integrare nelle proprie ore di lezione l’uno o l’altro argomento accrescendo così la portata pedagogica dell’intera iniziativa, inserita nel Progetto Educativo d’Istituto (PEI). Giornate dunque destinate a far riflettere dentro e fuori dalle mura scolastiche. Buona lettura!

Le giornate progetto della terza media avevano per tema: il razzismo
Per introdurre il tema abbiamo visto il documentario di Mohammed Soudani “Chiasso dove vai?” che racconta dell’emigrazione, dapprima italiana negli anni 50 del secolo scorso, fino alle più recenti esperienze con il centro asilanti. Proprio i responsabili del Centro flussi migratori di Chiasso hanno spiegato come avvengono le richieste d’asilo in Svizzera. L’anno con minori richieste è stato il 2005 con circa 10’000 domande, l’anno più impegnativo il 2012 con 25’000 richieste. Dal 2013 emigra in tutto il mondo dalla Siria 1 milione di rifugiati, cioè una domanda d’asilo ogni 12,5 secondi. I responsabili ci hanno spiegato che si può chiedere asilo in ogni parte della Svizzera, anche se i centri di registrazione più conosciuti sono: Chiasso, Basilea, Zurigo e Allstätten. Abbiamo ascoltato diversi testimoni, tra essi Dear, un uomo arrivato dalla Siria, dalla quale è partito a 28 anni e ha intrapreso un viaggio di 11 mesi (per un costo di 5’500 euro) per arrivare in Svizzera. Già a 12 anni avrebbe voluto fuggire dal proprio paese, con l’aiuto di una zia e del suo stipendio (50 euro al mese) riesce ad avere abbastanza soldi per compiere il rischioso viaggio che lo porterà nel nostro paese. Dopo aver preso un camion che attraverso il deserto lo ha portato in Turchia, è rimasto nascosto tre mesi prima di imbarcarsi su un barcone alla volta della Grecia, dove resta alcuni mesi prima di partire per l’Italia. È senza soldi, senza niente, dorme in stazione. Finalmente arriva a Chiasso e ora vive nel nostro cantone da cui non vuole andarsene. Un altro testimone è Najawua, iracheno, fuggito dall’Iraq a causa della mafia che lo aveva aggredito più volte. Anche lui è passato dalla Turchia per poi andare in Grecia, in Italia e in Svizzera, dove lavora come aiuto cuoco. Nel 2011 lo ha raggiunto la famiglia ed è nata in Ticino la sua quarta figlia. I testimoni che più ci hanno colpito sono stati tre ragazzi siriani che ora sono alla scuola media di Bedigliora: Hajar, Mohamed e Yad. Con loro c’erano il vicario della parrocchia di Minusio, don Imad Haddad, siriano, in Ticino per gli studi e ordinato sacerdote lo scorso anno, e il nostro compagno Kamal, siriano e richiedente l’asilo con la sua famiglia. Ora si sono trasferiti a Lugano, ma è stato nella nostra sede in prima media per alcuni mesi, imparando un po’ di italiano. Hajar ha 16 anni, è dovuta fuggire dal suo paese con la famiglia a causa della guerra. Dopo essersi trasferiti in Libia per due anni, sono scappati anche da lì con un barcone e sono giunti in Italia; hanno viaggiato per due giorni sul mare senza acqua, senza cibo, senza muoversi per paura di cadere in mare. Arrivati in Svizzera, hanno chiesto asilo. Mohamed, il fratello di Hajar, ha 14 anni, appassionato di calcio, è felice di aver ripreso la sua attività sportiva in Ticino. Yad è il cugino di Hajar e Mohamed, anche lui ha 14 anni. Una parte della loro famiglia è restata in Siria dove i tre ragazzi desiderano tornare a guerra finita. Gli animatori di Amnesty International attraverso un gioco molto semplice ci hanno fatto sperimentare che vi sono differenze enormi tra i diritti di un essere umano e l’altro, spesso la nostra sorte dipende dal luogo nel quale nasciamo. Se sono etiope ad esempio non ho diritto al passaporto, ragione per cui mi vengono negati quasi tutti gli altri diritti. Senza identità infatti non sono nessuno e non posso fare nulla. Noi possiamo parlare la nostra lingua liberamente, non dobbiamo spiegare le usanze religiose, non abbiamo paura di essere arrestati dalla polizia o di essere oggetto di attacchi da parte dei media. Questa è la nostra realtà, spesso data per scontata, non tutti però hanno la stessa fortuna, nonostante il 10 dicembre 1948 l’assemblea generale delle Nazioni Unite abbia proclamato e adottato la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Le giornate progetto delle quarte medie: i diritti dell’uomo
Durante lo spettacolo teatrale “Imbratisare-abbraccio” Joana, la protagonista, raccontava la vita quotidiana in Romania, le difficoltà e i momenti indimenticabili della sua infanzia. Ci ha parlato della sua famiglia, di come ha vissuto il comunismo, dell’amore per il canto e il teatro, di come è arrivata in Svizzera. Joana è partita dal nulla e ha seguito fino in fondo i suoi sogni ed è riuscita a realizzarli. Ci ha trasmesso molta positività e ho percepito il suo amore per la famiglia e il teatro. È stata anche molto coraggiosa perché si è trasferita in Svizzera senza conoscere niente sulla nazione e senza conoscere nessuno. La scenografia era molto semplice ma i pochi oggetti presenti (la valigia con i suoi ricordi) permettevano agli spettatori di immedesimarsi nella storia. Isola di Esperanza: questo il nome dato all’isola su cui gli allievi sono naufragati dopo una grande tempesta. Ci siamo stabiliti sull’isola e abbiamo stabilito delle regole comuni per facilitare la convivenza e mantenere la pace. Dopo un periodo devastante di siccità, i naufraghi hanno visitato l’isola di Esperanza e hanno incontrato degli indigeni. I due gruppi di “abitanti” dell’isola si sono incontrati e hanno discusso apertamente senza paura perché c’era un clima attivo, combattivo e attento. Questa attività ci ha insegnato a non giudicare gli altri se prima non li conosci a fondo, ma soprattutto che è importante avere delle regole giuste da rispettare e che queste vadano bene a tutti. Inoltre abbiamo imparato che in questi momenti difficili l’aiuto di altre persone, anche diverse, è prezioso e bisogna collaborare senza prendere in giro gli altri; in caso di disaccordo bisogna parlarne senza usare la forza. Barbara Boldrini e Giovanni Memo ci hanno presentato il loro romanzo a fumetti “La rosa sepolta” che parla della vita di un bambino soldato. Abbiamo apprezzato molto questa attività, gli scrittori con semplicità ci hanno fatto capire che cosa significhi per i bambini vivere e tornare dalla guerra; Sergio, il protagonista del volume, tornato dalla guerra fa fatica a reintegrarsi nella società. Ci siamo divisi in gruppi ed ogni gruppo ha potuto preparare un cartellone con i nostri disegni col titolo “Children not Soldiers”. Abbiamo dovuto inscenare un dibattito in cui alcuni di noi rappresentavano grandi aziende multinazionali e le associazioni dei consumatori. Il mio ruolo era quello di manager di un’industria che produce capi d’abbigliamento. Ho dovuto sostenere il mio ruolo con grande difficoltà perché dovevo difendermi dalle osservazioni critiche di un compagno che rappresentava i consumatori. Insieme con l’avv. Balestra, rappresentante dell’Associazione Aprua, abbiamo ascoltato un tema filosofico riguardante i sentimenti e le emozioni che si vengono a creare attraverso le parole. Abbiamo trovato delle parole molto interessanti che non vengono sovente utilizzate in modo corretto, una di esse è “diverso”. Come mai la parola “regola” così piena di significati tendenzialmente negativi è associata a “norma”? Si tratta di termini giuridici molto comuni ma spesso fraintesi in modi banali.

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