Commento

Alpi, la fiaccola dell’Iniziativa

16 agosto 2017
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L’Iniziativa delle Alpi continua la sua opera, o forse è meglio dire missione, di sensibilizzazione su questioni/nodi dei trasporti che ci toccano da vicino, visto che il Ticino è di fatto un corridoio di transito e ha per questo sacrificato una parte non indifferente di fondovalle a ferrovia e autostrada. L’Iniziativa, questa volta, lo fa mettendo il dito nella piaga dei controlli dei mezzi pesanti che circolano con difetti tecnici o con autisti che violano le norme del diritto del lavoro, in primis i tempi di riposo. In proposito un dato, fornitoci da chi tiene accesa la fiaccola dell’Iniziativa, aiuta a capire che il problema esiste (cfr. pagina 4): quasi un terzo degli autocarri controllati nel Canton Uri nel 2016 presentava difetti tecnici, eccessi di peso o infrazioni alle norme sul lavoro! Una conferma, visto che, con una certa costanza, purtroppo, la polizia ci informa di Tir (spesso provenienti dall’estero) con autisti alla guida da troppe ore, persino con stati di alterazione dovuti all’alcool, per non dire di camionisti che non hanno il mezzo pesante a posto (freni, calore oltre i limiti…), rischiando di mettere vite in pericolo. Non c’è quindi di mezzo solo una distorsione della concorrenza fra strada e ferrovia, ma anche il pericolo per la salute e/o la vita di chi usa abitualmente gli assi di transito, che (pure loro) non perdonano, in particolare a causa di gallerie e ponti. È quindi fondamentale richiamare l’attenzione della politica federale sull’esigenza di sorvegliare maggiormente i Tir, anche nella tratta sud-nord, mantenendo alta la guardia e puntando (finalmente!) sulla costruzione del centro di controllo di Giornico, dopo quello già operativo a Uri, incagliatosi per via del ‘famoso’ terreno inquinato.

L’appello si somma a quelli che, dalla fine degli anni 80, l’Iniziativa delle Alpi lancia regolarmente nell’intento di sensibilizzare politici e opinione pubblica sulla necessità di proteggere il delicatissimo ecosistema alpino. Un territorio unico, messo a dura prova dai cambiamenti climatici di cui (pare) solo il presidente Usa non si è ancora reso conto. Quindi: proteggiamo il nostro fragile ecosistema, pretendendo ancor più da chi usa la A2 solo per sfrecciare da nord a sud, che lo faccia nel massimo rispetto della sicurezza stradale e del nostro ambiente. Non assicurare questi aspetti come autotrasportatori significa, nella migliore delle ipotesi, speculare che non succeda nulla in caso di incidente e comunque fregarsene di quanto scaricato nell’ambiente dai Tir.

È quello che vogliamo? Crediamo che non vi sia nessuno talmente autolesionista da dichiararsi disposto a pagare una simile fattura, che, non dimentichiamolo, ricade sempre e comunque sulla nostra salute e su quella di chi dopo di noi verrà.

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