Mondiali di hockey

Fasel: "È davvero una piacevole sorpresa"

Il presidente della Federazione Internazionale di hockey elogia il Mondiale danese e tira le somme. 'È come un grande party di fine stagione'

Keystone
20 maggio 2018
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Non nasconde la sua soddisfazione René Fasel, il presidente svizzero della Federhockey internazionale. Anche perché quella di attribuire alla Danimarca il Mondiale era una specie di scommessa. «Venire qui, in un Paese che ha una media di 1'500 spettatori a partita nel campionato di hockey, era senz'altro una grande sfida. Avevamo dei dubbi, ci chiedevamo se non fosse un challenge un po' troppo difficile, e avevamo consigliato alla Federazione danese di organizzare il torneo assieme alla Svezia, magari a Malmö. Pure la scelta di Herning ci aveva fatto dubitare: non sapevamo neppure dove si trovasse sulla mappa. Insomma, sembrava un grande rischio. E invece, sapete cosa? Persino le condizioni meteorologiche sono riusciti gestire gli amici danesi: due settimane di cielo blu... Devo davvero fare i complimenti all’organizzazione. Abbiamo visto grandi partite di hockey in due splendidi stadi, questo Mondiale è stato un successo e una magnifica sorpresa. Alla fine del torneo conteremo 525'000 spettatori. Certo sono meno dell’anno scorso a Parigi e Colonia, lì erano oltre 600'000, ma gli impianti erano anche più capienti».

Insomma, tanto di cappello alla Danimarca. dell'hockey «Esatto. In fondo è proprio per questo che lasciamo sostanzialmente carta bianca ai dirigenti della nazione organizzatrice. Se dipendeva da noi non saremmo venuti sicuramente a Herning o Copenhagen. Ma appunto, il Paese organizzatore e la rispettiva Federazione conoscono bene il mercato e le città, e quindi sanno meglio della Iihf quali siano le località più adatte per ospitare un Mondiale».

Fasel evoca addirittura un possibile ritorno in Danimarca. «Tra 8 o 9 anni ci piacerebbe tornare qui. Anche perché non sono tantissimi i Paesi che possono organizzare questa grande manifestazione. Anche perché escludo un ritorno oltreoceano, come in Quebec nel 2008. Dobbiamo restare in Europa. Quindi ci sono 8-9 paesi che entrano in linea di conto, non di più».

Fasel è entusiasta pure dei tifosi. «È come un grande party di fine stagione, è ormai una tradizione. I fan si riuniscono, festeggiano, bevono tanta birra e celebrano il nostro sport tutti assieme, indipendentemente dalla loro provenienza, senza nessun tipo di incidente o atti di violenza. I poliziotti danesi sono rimasti stupiti. Il responsabile della sicurezza della Royal Arena proviene dal mondo del calcio e voleva potenziare il dispositivo di sicurezza per il derby tra Cechia e Slovacchia. Gli abbiamo detto: 'fidati, sarà una grande festa, non c’è assolutamente bisogno'. E così è stato».

Il 68enne friborghese torna poi sul tema dell'organizzazione dei Mondiali negli anni olimpici. «Prima di tutto, ciò che facciamo, lo facciamo i tifosi. E loro ogni volta rispondono presente. Bisogna inoltre tenere conto che Pyeongchang è lontanissima e non è evidente per la maggior parte dei fan volare fino in Asia. Aggiungerei poi che i Mondiali quest’anno sono più attrattivi delle Olimpiadi, che erano prive dei giocatori della Nhl. Al contrario, in Danimarca sono presenti parecchi tra i migliori giocatori del pianeta. Infine – conclude – c'è l'aspetto finanziario: ogni rassegna iridata è sinonimo d’introiti per noi, e sono soldi che investiamo nello sviluppo dell'hockey a livello internazionale».

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