Apertura Alp Transit

Dalla 'sana invidia' italiana alla curiosità giapponese per chi ha battuto il loro record. Ecco come ci vedono i giornalisti esteri

(Pablo Gianinazzi)
1 giugno 2016
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Yasuhisa Matsumoto è tra i primi giornalisti ad arrivare. Lavora per la Jiji Press e i suoi pezzi saranno ripresi da un centinaio di redazioni in Giappone. Si piazza in un angolo della sala a Castione e aspetta l'inizio della conferenza stampa, quella che aprirà di fatto la giornata di inaugurazione del traforo del San Gottardo. È uno dei 100 rappresentanti dei media stranieri accreditati per l'evento: un terzo di tutti i reporter che hanno coperto l'intera giornata di oggi. Tra gli accreditati anche la Kuwait News Agency, la turca NewTR, la russa Tass e la cinese Xinhua, per non parlare di Bbc, France Presse, Ansa, Reuters, Rai e Al-Jazeera.

Pochi sono passati però da Castione... Difatti la sala è mezza vuota (lo rimarrà) quando avviciniamo Yasuhisa. «Hello», accenniamo. Lui si gira e ci accoglie con un cordiale sorriso. Gli spieghiamo che vogliamo capire il perché dell'interesse nipponico per AlpTransit. «Semplice, ci avete battuti! – risponde sorridendo –. Il record del tunnel più lungo al mondo era nostro (la galleria di Seikan è lunga 54 chilometri, ndr.) e di sicuro i giapponesi sono interessati a vedere questa vostra opera». Opera, ci fa capire il nostro interlocutore, che però ha qualcosa di profondamente diverso dalla loro: le motivazioni ecologiche. «Ho letto che il tunnel è stato costruito per ragioni ecologiche e di efficenza. È un modo di pensare nuovo per noi: quando abbiamo costruito la nostra galleria pensavamo a ragioni pratiche, serviva a superare un tratto di mare. Non abbiamo preso in considerazione l'ambiente». 

Dall'altra parte della sala scorgiamo un microfono rosso targato Orf, l'emittente pubblica austriaca. A porgerlo al direttore delle Ffs Andreas Meyer è Nikolaus Küng. Lo placchiamo e capiamo subito che conosce bene i grandi trafori ferroviari. Per via del San Gottardo, certo, ma sopratutto per via del Brennero, il tunnel da 50 chilometri in fase di costruzione tra Austria e Italia. «Vengo dalla parte occidentale del Paese, quindi non da molto distante –  ci dice quando gli chiediamo cosa si sappia del San Gottardo –. L'inaugurazione di oggi è sicuramente un evento importante e sarà coperto in maniera massiccia dai media austriaci. D'altronde del progetto si è parecchio parlato nelle scorse settimane su stampa e tv. Ho condotto qualche intervista per strada e nell'Austria occidentale tutti conoscono il Gottardo. Non so se il progetto fosse così conosciuto a Vienna fino a qualche settimana fa. Ora lo è di sicuro, grazie alla copertura mediatica. Il punto principale è sicuramente che si tratta di un'opera mastodontica: il più grande tunnel del mondo che ha richiesto 17 anni solo per essere realizzato. Si tratta di un'opera cui ispirarsi per capire come far funzionare il Brennero». 

Anche Ulrike Nitzschke si è precipitata su Mayer. Attendiamo che lei e la sua truppe di Zdf, la televisione pubblica tedesca, finiscano l'intervista. «L'inaugurazione? È un evento importante, da mostrare anche alla Germania – ci dice regalandoci un ampio sorriso –. È emozionante esserci, quasi quanto alla caduta del muro [di Berlino]». Un'opera importante per la Svizzera, prosegue, soprattutto se davvero riuscirà ad abbassare il numero di autocarri che attraversano la Confederazione. «Noi tedeschi dobbiamo fare ancora i compiti, ma la strada è quella giusta. Tuttavia in Germania è più difficile convincere la popolazione nel muoversi in questa direzione, qui è lo stesso popolo ad aver votato quest'opera e la popolazione tutta supporta questo progetto». E il San Gottardo? Quanto lo si conosce a nord delle Alpi? «Per i tedeschi ha sempre rappresentato un gigantesco massiccio difficile da passare. Nella storia già i romani avevano cercato vie alternative. Se però ora gli svizzeri sono riusciti a domarlo, credo che molte più persone visiteranno questi luoghi. E ciò nonostante il franco forte renda il vostro paese meno attrattivo».

«Viviamo questo evento anche con un po' di sana invidia», racconta Andrea Bambace, giovane conduttore Espansione Tv. Per l'emittente comasca la notizia sarà tra le prime del Tg. «Un cantiere così mastodontico che viene concluso con un anno di anticipo a pochi chilometri da noi fa riflettere – prosegue –. Soprattuto se si considera che a Como e, in genere, in Italia le opere pubbliche sono ferme al palo. AlpTransit dimostra nei fatti che si possono realizzare opere pubbliche in tempi più rapidi del previsto e in maniera efficiente». Oltre confine la nuova trasversale ferroviaria è ammirata, ma anche temuta: «Non si sa ancora quali conseguenze avrà sul traffico dalla nostra parte del confine. Speriamo che le nostre istituzioni sappiano prolungare questo corridoio verso sud, evitando così di creare un collo di bottiglia nella nostra provincia». 

Reiner Reichert scrive per il 'Main-Echo', tiratura: 85mila esemplari, distribuzione in Baviera. Sta studiando l'incarto della conferenza stampa seduto al suo posto. Lo avviciniamo mentre sul palco salgono i relatori «AlpTransit? Un'opera essenziale per la Germania. La Deutsche Bahn è il più grande gruppo di trasporto merci su rotaia e per loro è sicuramente molto più economico passare sotto le Alpi. Le persone cosa ne pensano? Sono molto interessate alle idee ecologiche alla base del progetto».

Nella sala mezza vuota entra una telecamera di Cnn Turchia. È seguita da un paio di giornalisti. Avviciniamo Sinem Yöndem, giovane giornalista del network. «Siamo l'unica troupe turca, quindi nel nostro paese la gente apprenderà di AlpTransit dal nostro reportage», ci dice a voce bassa. Non tenta di seguire la conferenza stampa: ha rinunciato dal momento che i tre relatori parlano per lo più in tedesco, ogni tanto in italiano. Inglese, nulla. «Il San Gottardo è il tunnel più lungo e più profondo al mondo. Questo diremo ai nostri telespettatori, aggiungendo il fatto che alla sua realizzazione ha partecipato anche una compagnia turca. La redazione mi ha chiesto di chiamarli appena possibile: volevano una diretta video, ma da qui non è possibile».

Seduto in prima fila incontriamo il britannico Keith Barrow. Scrive per l'International Railway Journal, una pubblicazione specialistica che raggiunge 10 mila lettori in tutto il mondo. «Nel ramo ferroviario – ci spiega – il tunnel del San Gottardo rappresenta sia uno dei progetti più importanti del Continente dal punto di vista logistico sia un incredibile risultato ingegneristico e tecnico».  E la sua famiglia e i suoi amici in Gran Bretagna quanto lo conoscono? «Beh – sorride – è più lungo del tunnel della Manica...».

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