Apertura Alp Transit

Questa è la Svizzera

20 maggio 2016
|

Con una serie di pagine speciali, ci lanciamo sul rettilineo finale che ci porterà alla data storica del primo di giugno. Data dell’inaugurazione ufficiale di AlpTransit. In queste due settimane è nostra intenzione offrire ai lettori una serie di contributi firmati da esperti di vari settori – iniziamo oggi con lo storico Orazio Martinetti –, arricchiti da interviste, curate dal responsabile del settore Confederazione, Edy Bernasconi. Un’attenzione particolare la riserveremo anche alla giornata dei festeggiamenti, cercando di capire, spiegare e anche intuire ancora più a fondo quali saranno i possibili effetti di quest’opera-cerniera dei trasporti sul nostro territorio nazionale e locale.

Il minimo che si possa dire, guardando al cantiere del secolo che chiude i battenti e apre i portali, è che si tratta di un miracolo molto svizzero. Il tunnel ferroviario più lungo del mondo testimonia la volontà e la capacità della politica nazionale di avere (o di avere avuto) visioni a lungo termine. Chi nel parlamento federale si è battuto per AlpTransit – dal ministro Adolf Ogi al consigliere agli Stati Sergio Salvioni, per fare solo due nomi noti – già sapeva che non avrebbe raccolto personalmente i frutti, che sarebbero giunti a maturazione solo decenni e decenni dopo aver abbandonato la carica politica. Solo così si riescono a vincere delle grandi scommesse, quelle da lasciare in eredità ai posteri, a cui si deve raccontare il tempo passato quando AlpTransit non esisteva nemmeno sulla carta. L’esatto contrario di quello che troppo spesso succede ai giorni nostri, con politici capaci di investire tanto sul corto termine, perché è solo il presente che rende, che assicura la rielezione.

Altro punto fermo della lunga avventura sotto il San Gottardo è la capacità del nostro Paese di aver realizzato questa grande opera in solitaria. Non è da tutti e non è una novità per la Svizzera moderna. Grazie alle nostre casse floride, è stato possibile fare un oneroso investimento, capace di produrre importanti effetti strategici, e non solo di investire sulla vasta rete autostradale sempre più intasata di un territorio sempre più densamente popolato. Un giorno non molto lontano ci accorgeremo che non potremo più fare a meno dei benefici – per merci, persone, produzione e tempi di spostamento fra i poli – dell’AlpTransit. Ce ne accorgeremo anche noi a livello locale quando, completata l’opera anche sotto il Ceneri, sarà possibile viaggiare più velocemente fra i centri del cantone e accrescere le opportunità di contatti con i poli urbani al nord delle Alpi e della Lombardia. Sarà un altro Ticino.

Conoscendo i nostri vicini e il nostro lato latino, si dovrà altresì vegliare affinché non si pretenda di avere la botte piena e la moglie ubriaca, intasando ulteriormente il territorio dal punto di vista urbano e ingolfando ancor di più le vie di transito su gomma. Cosa che avverrà se non saremo capaci di dirottare le merci sulla rotaia, cogliendo tutte le opportunità della nuova via alpina. Incrociamo le dita e remiamo forte in questa direzione.

Il momento di gioia e di festa deve anche essere occasione di riflessione per chi, spesso lontano dalle proprie famiglie, ha lavorato – non senza rischiare in certi casi anche la vita e comunque in condizioni disagiate – anche a quest’ultimo traforo alpino. Minatori, per la quasi totalità stranieri, che negli anni hanno contribuito a plasmare il Ticino moderno, svolgendo lavori che nessuno di noi è più disposto da tempo a compiere.
laRegione vi proporrà quindi un ventaglio di riflessioni-chiave da aggiornare di tanto in tanto, perché la peggior cosa che possa succedere tagliando il nastro del futuro ormai presente, sarebbe dare per scontata una conquista che è costata impegno, soldi e anche vite umane.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔