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Argo 1, i conti dell'usura

(Gabriele Putzu)
19 ottobre 2017
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In busta paga circa il 30% in meno rispetto a quanto stabilito dal contratto. Tanto. Troppo. Al punto da configurare, a mente del sindacato Unia, il reato di usura a carico dei vertici di Argo 1, l’agenzia di sicurezza che tra luglio 2014 e febbraio di quest’anno si è occupata, su mandato diretto del Dss, della sorveglianza dei centri per richiedenti l’asilo. Su segnalazione del sindacato l’avvocato Mario Branda, legale di uno degli ex agenti che ha denunciato il caso alla magistratura, ha inviato in questi giorni una lettera alla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo con cui si mettono nero su bianco i calcoli del dovuto, in base alle ore eseguite, e quanto invece è stato effettivamente ricevuto. Pur considerando che una serie di prestazioni sono state pagate in nero, per Unia la differenza resta abissale: il 30%, dicevamo in entrata, manca all’appello. Il sindacato ha riscontrato salari in busta paga troppo bassi rispetto a quanto previsto dal Contratto collettivo di lavoro e il mancato versamento dei rimborsi spese (conteggio peraltro previsto dal Cantone nel contratto stipulato nel 2014).

A cui si aggiunge la minaccia del licenziamento – rileva Unia – che mette in condizione di sudditanza il lavoratore. In pratica, “queste sono le condizioni, altrimenti lì c’è la porta...”. Un clima emerso dall’inchiesta di Falò, che ha citato più di una testimonianza. Il reato di usura, secondo il Codice penale svizzero, si configura quando qualcuno “sfrutta lo stato di bisogno o di dipendenza (...) di una persona per farle dare o promettere a sé o ad altri, come corrispettivo di una prestazione, vantaggi pecuniari che sono in manifesta sproporzione economica con la propria prestazione”. Per questo reato, prosegue l’articolo 157 del Codice penale, è prevista sia la pena pecuniaria che quella detentiva (fino a cinque anni). Se invece “fa mestiere dell’usura”, la pena detentiva può arrivare fino a 10 anni. Sarà l’inchiesta del Ministero pubblico a stabilire se gli estremi per il reato saranno confermati.

Al momento del fermo, il 22 febbraio scorso, del direttore operativo di Argo 1 Marco Sansonetti il Ministero pubblico si muoveva già sulla base di “segnalazioni” che, tra l’altro, facevano riferimento all’usura, come si poteva leggere sul comunicato stampa di polizia. Il sindacato Unia stava seguendo l’agenzia di sicurezza già da tempo, invero sin dalla sua costituzione (avvenuta a settembre 2014, cioè dopo aver iniziato la collaborazione con il Cantone). Un po’ perché il compito affidatole dal Dipartimento della sanità e della socialità implicava l’assunzione di personale, e dunque era nell’interesse del sindacato e dei suoi affiliati sapere quali e quanti posti fossero vacanti. Un po’ perché è apparso subito piuttosto strano che una ditta (allora sotto l’egida ‘Otenys Sa’) praticamente all’asciutto di esperienze sul territorio (salvo per qualche carnevale minore) avesse potuto ricevere un incarico così impegnativo. I lavoratori venivano assunti con un contratto di tipo C (la categoria salariale più bassa), valido solo per chi esegue al massimo 900 ore di lavoro l’anno. Una condizione che con il numero di dipendenti a disposizione di Argo 1 non poteva essere rispettata.

L’Ias accusatore privato

L’Istituto delle assicurazioni sociali si è intanto già costituito parte civile/accusatore privato (pretese ancora da quantificare), come da prassi in casi analoghi nei quali si ipotizza il mancato versamento di contributi sociali. Casi in cui interviene come assicuratore sociale, tramite la cassa di compensazione cantonale Avs.

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