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I socialisti bocciano il pacchetto socio-fiscale

(Pablo Gianinazzi)
19 ottobre 2017
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Fermare, congelare il progetto in attesa della rivista legge federale sulla Riforma III delle imprese e separare ciò che non può convivere ovvero la fiscalità dalla socialità. Se così non sarà, se il Gran Consiglio accoglierà il pacchetto fisco-sociale (una ventina milioni di sgravi e altrettanti per il sostegno alle famiglie), il Ps si batterà per convincere il popolo a dire no, parteciperà al probabile comitato referendario. Una presa di posizione, quella espressa ieri sera a Bellinzona dal Comitato cantonale socialista, non certo facile. Alla fine è prevalsa la posizione della Direzione (31 favorevoli, 21 contro e 4 astenuti), ma solo dopo un confronto ampio, appassionato e a tratti persino concitato. In una Casa del Popolo decisamente gremita di delegati – come da tempo non capitava – la politica degli sgravi fiscali, per quanto “infarcita” di proposte sociali, resta un forte richiamo per chi – come i socialisti – si batte per una miglior ridistribuzione del reddito. Perché questo è stato il tema dominante del dibattito fra “pragmatici riformisti” e “idealisti”, o meglio, andando oltre gli schematismi, fra chi vede questo pacchetto fiscale e sociale come «una grande trappola», per dirla con Anna Biscossa, e chi invece lo considera «uno scambio conveniente nella logica del dare e avere» vedi Manuele Bertoli, consigliere di Stato. Igor Righini, presidente, si è limitato a presentare la risoluzione del gruppo dirigente precisando alla fine che «questo progetto non è politicamente equo». All’inizio, nel ricordare i 25 anni dalla costituzione della sezione ticinese del Ps, nata dalla fusione fra Pst e Psa, il presidente cantonale ha voluto, guarda caso, mettere l’accento sulla necessità di «fare gioco di squadra» perché «le nostre diversità sono una risorsa». Già sapeva Righini, del resto, che di lì a poco sarebbe tornata, prepotente, la questione di sempre, che ha attraversato la storia socialista: compromessi col “nemico” per migliorare la vita dei più deboli o sguardo lungo verso un’identità forte capace di cambiare davvero le sorti dei salariati? Ha prevalso la seconda, anche perché – s’è detto ieri sera – «se diciamo sì [al pacchetto fiscale, ndr] siamo complici della politica liberale e così si perde», come ha affermato il rappresentante della Giso, i giovani e dunque il futuro della sinistra ticinese. Certo, ma un pacchetto sociale come questo – ha risposto Pepita Vera Conforti – in altri tempi ce lo sognavamo (21 milioni pagati dai datori di lavoro): gli sgravi fiscali non ci piacciono ma queste concessioni sono importanti. Eh no cari compagni, ha quasi tuonato Anna Biscossa, «era meglio il pacchetto fiscale della signora Masoni, perché più trasparente». Contenuti a parte, è il metodo che proprio non convince: «Fare mercato è autolesionismo» ha aggiunto la già presidente. E se si cede oggi, si dovrà sempre contrattare un po’ di sgravi per un tanto al chilo di socialità.

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