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Argo 1,  quale emergenza?

(Francesca Agosta)
5 ottobre 2017
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Perché è stata scelta proprio quell’agenzia di sicurezza? Tutto gira attorno a questa semplice domanda. Si è subito presentato come un “caso” complesso, anche perché vi confluiscono non poche bizzarre circostanze, ma la risposta fondamentale è una sola. Che ancora non c’è. O perlomeno quelle date non sono del tutto convincenti. Perché è stata scelta ‘Argo 1’? E soprattutto perché “sono venuti a mancare i presupposti legali” – come scrive il Controllo cantonale delle finanze – nell’assegnazione e nel pagamento delle fatture per un appalto diretto (senza concorso pubblico e senza il nullaosta del Consiglio di Stato) di quasi 3 milioni e 400’000 franchi sull’arco di due anni e mezzo, vale a dire da luglio 2014 a gennaio 2017? È mancato «il guizzo», ha detto Paolo Beltraminelli, direttore del Dipartimento sanità e socialità (Dss) che ha gestito l’intera vicenda tramite l’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento (Ussi). E l’ha detto il 13 marzo scorso in Gran Consiglio, emerso il caso e sollecitata la discussione generale.

Paolo Beltraminelli: eravamo in uno stato di emergenza

L’intera impalcatura del lungo intervento di Beltraminelli davanti ai deputati cantonali punta su due chiodi fissi: l’emergenza e il risparmio dei costi. La gestione dei richiedenti l’asilo, dal 2012 direttamente gestita dal Dss, viveva in quel periodo – estate 2014 – una grave emergenza, sostiene Beltraminelli quel 13 marzo e continuerà a dirlo anche le settimane seguenti, ma non la quantifica mai. Cita invece «un contesto di costante pressione politica per contenere il più possibile i costi del settore». E infatti il contratto con Argo 1 prevede una tariffa oraria base di 35 franchi. Poco, troppo poco – dice la concorrenza – ciò che avrebbe dovuto far scattare l’allarme.

Che non scatta. Anzi. Il Consiglio di Stato un mese dopo l’intervento in parlamento del direttore del Dss riceve il rapporto del Controllo cantonale delle finanze (Ccf), redatto su mandato speciale per verificare, appunto, l’incarico assegnato ad Argo 1. Perentoria la conclusione a cui giungono i controllori: “In relazione al Contratto tra il Dipartimento della sanità e della socialità (Dss) e Argo 1 Sa relativo alla sorveglianza delle strutture di protezione civile ospitanti le persone in procedura d’asilo, si rileva che, conformemente al regolamento delle deleghe di competenze decisionali del 24 agosto 1994, il Dss non disponeva della competenza per la sottoscrizione del contratto iniziale nella forma tacita, che sarebbe spettato al Consiglio di Stato”. E anche, considerato che i valori soglia della prestazione per due anni consecutivi superavano i 350’000 franchi, “il Dss avrebbe dovuto seguire la procedura del concorso pubblico”.

Controllo delle finanze: l’incarico diretto non si giustificava

Anche perché “almeno dal 2015 in poi non si ravvisavano elementi tali da giustificare la procedura dell’incarico diretto”. Lo dice il Controllo cantonale delle finanze che così replica indirettamente alla presunta emergenza evocata da Beltraminelli un mese prima, davanti al Gran Consiglio. Ma il Ccf dice di più, aggiunge che non era data – alla firma del contratto con Argo 1 – “neppure una delle eccezioni di cui all’art. 10 Ciap [Concordato intercantonale sugli appalti, ndr]” e quindi il Dss avrebbe dovuto seguire la procedura del concorso pubblico. Di quali eccezioni si parla nell’articolo 10 del Ciap? Ebbene, si concedono deroghe per commesse assegnate in campi particolari e si precisa che il Concordato intercantonale può essere ignorato “se sono in pericolo l’ordine pubblico e la sicurezza pubblica” o “se ciò si rivela necessario per la tutela della salute e la vita dell’uomo”. Insomma, se c’è una situazione di emergenza. E non era il caso, “almeno dal 2015” precisa il Controllo cantonale delle finanze che così smentisce il direttore del Dss.

Beltraminelli – sempre il 13 marzo di quest’anno – aveva rilanciato la propria tesi a giustificazione di alcune «anomalie» che richiedono «per una loro corretta interpretazione, la comprensione del contesto in cui esse si sono verificate». Detta altrimenti, se l’appalto è stato diretto, senza concorso, e se non è passato al vaglio del Consiglio di Stato, è perché ci si trovava in una situazione complicata, di emergenza logistica... Nessun Comune voleva i richiedenti l’asilo, ha più volte ribadito il direttore del Dss, ma cosa c’entra tutto ciò con il mandato per la sicurezza degli stessi? A un certo punto, nel suo intervento, Beltraminelli cita l’articolo 13 capoverso 1 della legge sulle commesse pubbliche dove si fa riferimento a “eventi imprevedibili” e aggiunge: «Sarà poi il Ccf a valutare se o fino a quando erano dati i presupposti per appellarsi alla procedura d’eccezione motivata dall’urgenza».

Infatti. Il Controllo cantonale delle finanze un mese dopo precisa che sempre “almeno dal 2015 in poi” non si ravvisano “elementi tali da giustificare la procedura dell’incarico diretto ai sensi dell’art. 13 cpv. 1 Rlc/Pubb/Ciap”. Cade dunque un pilastro dell’impalcatura di Beltraminelli. Non vi era nessuna emergenza legata alla sicurezza dei centri per richiedenti l’asilo, come precisa a chiare lettere la verifica effettuata dal Ccf. Resta il primo, i risparmi. Perché certo la tariffa sottoscritta da Argo 1 è molto, troppo, bassa. I sindacati parlano espressamente di dumping di Stato e l’inchiesta penale in corso sta verificando anche l’ipotesi “lavoro nero”. C’è poco da vantarsi, per un affare del genere. Poco ne hanno, almeno, le istituzioni pubbliche che tutelano i diritti dei cittadini.

Perché è stata scelta Argo 1 e con quelle modalità ‘anomale’?

Non c’era emergenza, e anche se ci fosse stata vi erano agenzie più accreditate per affrontarla, ma si è risparmiato parecchio. O forse no, se è vero come è vero che ieri il Consiglio di Stato ha deciso di costituirsi parte civile al processo contro i responsabili di Argo 1. Torniamo allora alla domanda iniziale: perché proprio quell’agenzia? E perché, giusto per aggiungere altra carne al fuoco, le verifiche effettuate dall’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento vengono giudicate – sempre dal Ccf – un “controllo lacunoso” in quanto “le fatture non sono supportate da liste di dettaglio concernenti le presenze effettive degli agenti impiegati (quanti e quali) presso i singoli Centri di accoglienza, rispettivamente del lavoro svolto”? Perché dunque affidarsi a un’azienda dove si operava nel modo testé riportato? Sempre lunedì 13 marzo, durante il dibattito in parlamento, a un certo punto lo chiede anche Henrik Bang, socialista: «E allora perché mai si è scelta la Argo 1? In mancanza di referenze quali competenze sociali di accompagnamento poteva avere questa ditta?».

Il direttore del Dss la prende larga, cita il fenomeno della migrazione, gli ipotetici sviluppi del settore e alla fine ricorda che Argo 1 era stata fondata «da chi era attivo e operativo nella prima ditta a cui abbiamo assegnato il mandato [la precedente, ndr]». Il periodo di prova di cinque mesi, aggiunge Beltraminelli, «è nato in queste circostanze: i miei collaboratori hanno ritenuto l’esperienza positiva per quanto concerne le necessità del Dss, continuando tacitamente la relazione con Argo 1». E «tutto era in regola» ha aggiunto il consigliere di Stato, in quel momento anche presidente del governo. E la risposta a Bang?

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