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Scuola di giornalismo di Matteo Cheda: non fu caporalato

(Carlo Reguzzi)
18 maggio 2017
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Non ci sono gli elementi per aprire un procedimento penale: è questa la conclusione alla quale sarebbe giunta la procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti per sul "caso Cheda", le accuse di caporalato mosse dal sindacato Ocst alla Scuola di giornalismo creata da Matteo Cheda. La decisione è stata anticipata dallo stesso Cheda in un comunicato.

Sotto accusa il sistema di finanziamento della scuola, che Cheda aveva così spiegato: "La frequenza è gratuita; ogni allievo riceve una piccola retribuzione identica per tutti, indipendentemente se l'allievo va a scuola o se lavora a titolo volontario. I datori di lavoro versano alla scuola il valore della prestazione fornita dagli allievi". Un metodo che secondo l'Ocst equivarrebbe a caporalato.

Così non è, per la magistratura.
Rimane comunque aperta la questione dei due allievi che si erano rivolti al sindacato. La somma che il datore di lavoro dei due avrebbe dovuto versare alla scuola di giornalismo, spiega Cheda, è in deposito giudiziale, e ora il giudice dovrà stabilire se versare l'importo agli allievi (come chiede l’Ocst) oppure alla scuola.

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