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Terrorismo islamico e spionaggio informatico minacciano la Svizzera. Parmelin: 'Non siamo un'isola'

(Gabriele Putzu)
2 maggio 2017
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Sono il terrorismo di matrice islamica e le attività di cyberspionaggio le minacce maggiori per la Svizzera. Lo ha messo in risalto oggi a Berna il consigliere federale Guy Parmelin durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto annuale del Servizio delle attività informative della Confederazione (Sic).

Attualmente, sono una novantina le «persone a rischio» monitorate su suolo elvetico per potenziali legami col terrorismo: la lista verrà aggiornata ogni sei mesi. Dal 2016 non vi sono stati casi di partenza o entrata nel Paese da parte di jihadisti, ha sottolineato Markus Seiler, direttore del Sic. Tuttavia, la vigilanza deve restare alta: «Senza voler fare allarmismo, dobbiamo ricordarci che non siamo un’isola», ha proseguito il capo dell’intelligence svizzera davanti ai media.

Sebbene per ora la Confederazione sia stata risparmiata da attentati, Parmelin non ha voluto abbassare la guardia, affermando che il rischio resta elevato: «Lo dimostrano gli attacchi recenti a Londra, Stoccolma e Parigi. Dovremo essere pronti a neutralizzare la minaccia quando si presenterà».

Modus operandi previsto dal SIC

Il responsabile del Dipartimento della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (Ddps) ha poi aggiunto che il modus operandi negli ultimi fatti di sangue ha confermato le previsioni del Sic, visto che ad aver agito sono stati «singoli individui o piccoli gruppi radicalizzati non necessariamente provenienti o recatisi in luoghi di guerra». Il sedicente Stato islamico continua inoltre a costituire una minaccia rilevante e resta invariata anche quella rappresentata da Al-Qaida.

Ricordando l’importante contributo che i singoli cittadini possono fornire nella lotta al terrorismo, Parmelin ha poi evidenziato le misure messe in atto dal Consiglio federale per combatterlo, per esempio tramite la creazione di nuovi posti presso il Sic, l’Ufficio federale di polizia (Fedpol) e il Dipartimento degli affari esteri (Dfae).

L’altro pericolo che preoccupa particolarmente il consigliere federale è quello legato allo spionaggio, soprattutto di tipo informatico. Citando quale caso specifico l’attacco alla Ruag del maggio 2016 durante il quale erano stati trafugati oltre 20 gigabyte di dati, Parmelin ha messo in luce come banche, grandi aziende, ma anche piccole e medie imprese o organizzazioni internazionali e non governative con sede nella Confederazione possano subire questa pratica volta ad acquisire informazioni illegalmente. A livello globale, i conflitti fra Stati hanno sempre più spesso luogo nello spazio virtuale, anche grazie all’aiuto di hacker assunti a tal proposito.

Nuova legge migliorerà sorveglianza

La Svizzera, stando a Parmelin, è comunque più preparata a fronteggiare il cyberspionaggio rispetto a qualche anno fa. Dieci impieghi in seno al Sic sono stati creati e prolungati a tempo indeterminato a questo proposito. L’entrata in vigore della nuova legge federale sulle attività informative (LAIn), approvata in settembre dal popolo, permetterà un ulteriore miglioramento del controllo generale. Consentirà infatti l’utilizzo di mezzi moderni e adeguati per sorvegliare gli elementi a rischio e collaborare con altri Stati, ha aggiunto Parmelin. Il "ministro" della difesa ha menzionato la situazione nelle moschee frequentate principalmente da fedeli di nazionalità straniera come esempio in cui lo scambio di informazioni con Paesi esteri è "indispensabile".

Per quanto riguarda il discusso concerto organizzato da ambienti neonazisti a Unterwasser (San Gallo) lo scorso ottobre, Seiler ha tenuto a ricordare che, di per sé, pur non tollerando propaganda violenta e discriminazione razziale, le manifestazioni riconducibili a ideologie di estrema destra non sono vietate in Svizzera. Segnalazioni riguardanti la località esatta del raduno sono comunque giunte con troppo poco preavviso per poterlo impedire.

"No comment" su arresto in Germania

Parmelin e Seiler hanno invece evitato di rispondere alle domande sul caso di attualità che ha visto coinvolto un 54enne svizzero, arrestato a Francoforte sul Meno (Germania) venerdì per presunto spionaggio delle autorità fiscali tedesche. L’uomo, secondo quanto indicato ieri dal suo legale Valentin Landmann alla radio svizzerotedesca Srf, è stato incriminato dalla procura con l’accusa di aver agito a favore del Sic. Nonostante sia stato ripetutamente sollecitato sul tema dai giornalisti, Parmelin non si è sbilanciato, limitandosi a dire di aver preso conoscenza della questione: «Non voglio, né posso, interferire con le indagini in corso in un Paese amico».

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