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Dadò fa i conti in tasca al Ppd

(Gabriele Putzu)
24 marzo 2017
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“Viste le ristrettezze nelle quali ci troviamo, dobbiamo tutti assieme dare una mano a superare questo primo anno di rinnovamento e di risanamento del partito”. Anche quest’anno, come sempre, gli “amici popolari democratici” hanno trovato nella cassetta della posta il cortese invito del presidente cantonale (questa volta “accompagnato” dai vice Fonio e Passalia) dove si ricorda che la politica, come il resto, non vive di sola acqua fresca. E però i toni questa volta sono un po’ più diretti e “franchi” del passato. Cosa vuol dire “ristrettezze”, Fiorenzo Dadò? «Beh, che ad esempio se invito un relatore a una serata e poi lo porto a cena, assai spesso tocca a me offrirla». Vuol dire usando soldi suoi? «Già, proprio così». Ecco, non si può certo affermare che la politica attiva oggi nuoti nell’oro. Non in Canton Ticino, almeno. Nella lettera inviata in questi giorni ai militanti “azzurri” si ricorda fra l’altro che “l’apparato del partito deve poter funzionare al meglio, senza la spada di Damocle sulla testa”. Sbagliamo o quest’anno l’appello è più forte del solito? «Diciamo che il partito l’ha sempre fatto, si è sempre rivolto ai propri simpatizzanti per sollecitare un contributo finanziario, ognuno beninteso in base alle proprie possibilità – risponde il presidente –, poi va detto che questi tempi, non solo per il Ppd, sono particolarmente complicati per diversi motivi e le risorse scarseggiano, quando fare attività politica costa. Basti solo pensare all’affitto dei locali per i Comitati cantonali, per non dire la gestione del segretariato». Perché un conto – aggiunge Dadò – è snellire il partito. «Operazione senz’altro giusta» sottolinea il nostro interlocutore, altra cosa pretendere che l’attività politica si basi esclusivamente sul volontariato. Come fa lui, peraltro. «È vero. Io faccio il presidente a titolo gratuito». Ma perché non ci sono i soldi o per sua scelta? «In questo caso per mia scelta, perché si potrebbe sempre fare a meno di qualcosa d’altro» aggiunge il presidente popolare
democratico.  Sempre nel testo sopraccitato si precisa che la situazione finanziaria del settimanale di partito, ‘Popolo e Libertà’, “non è irrisolvibile ma certamente è preoccupante”. Cosa vuol dire? «‘Popolo e Libertà’ fatica sul mercato come fatica tutta la stampa, indipendente compresa. È un periodo difficile, come sappiamo, per i media cartacei». Eppure l’informazione diretta, senza mediatori, resta uno strumento indispensabile per chi ha idee e progetti da presentare alla società, ai cittadini. «Certamente. Di più. Se viene meno il ruolo della politica, e mancando le risorse per sostenere la propria pubblicazione vuol dire ridurre lo spazio, si corre il rischio che i gruppi d’interesse – oggi più potenti dei partiti – prevalgano sul resto della società e questo non è un bene per la democrazia» precisa il presidente del Ppd. Ma cerchiamo di fare di due conti, giusto per capire. Quanto costa oggi l’attività, diciamo base, di un partito come il vostro – dunque che esiste da “sempre” e con un impegno importante nelle istituzioni – attivo in Canton Ticino? «Nel nostro caso la voce principale coinvolge evidentemente il segretariato cantonale, che vuol dire due stipendi. Vogliamo almeno stare sui 150mila franchi annui? Poi non va dimenticato che un partito delle nostre dimensioni deve ogni tanto organizzare una serata, un convegno. E ancora stampare materiale, inviare lettere, affittare locali per le riunioni. Tutto questo in un anno, come
dire, senza impegni eccezionali». Una volta, diciamo la verità, le vie del signore erano... infinite. Non solo nel Ppd, evidentemente. Oggi si constata una maggior “prudenza” nel finanziare il proprio partito? Voi peraltro non avete nemmeno le tessere. «Sono contrario alle tessere. Diciamo che i contributi non sono più scontati. Del resto la stessa attività parlamentare, che indirettamente finanzia i partiti, non risolve questo problema. Al contempo però le pretese, chiamiamole così, dei cittadini sono aumentate. Non va dimenticato, fra l’altro, che sono pochi coloro che lavorano volontariamente». Insomma, la questione è seria perché non sono “alla canna del gas” ma senza risorse si resta fermi. «Ne parlerò anche al prossimo Comitato cantonale», dice Dadò, in agenda il 12 aprile a Sant’Antonino. I delegati “azzurri” sono avvisati...

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