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Donne migranti vittime di violenze, 'il Consiglio di Stato segue le raccomandazioni Onu?'

Migranti a Como
(Francesca Agosta)
8 marzo 2017
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Stupri, torture, pestaggi, sfruttamento e schiavitù. Sono innumerevoli le violenze che, stando ad Amnesty International, le donne migranti devono subire da parte di trasportatori, trafficanti e gruppi armati nei centri di detenzione in Libia e altrove.

A ricordarlo, nella giornata internazionale della donna, è la deputata socialista al Gran Consiglio Gina La Mantia che in una interrogazione chiede al Consiglio di Stato quali misure sono state adottate in Ticino per tenere conto dei bisogni di queste donne.

In particola la deputata chiede se il governo abbia in qualche modo tenuto conto delle raccomandazioni formulate "a inizio 2016 dall'Agenzia Onu per i Rifugiati (Unhcr)". Tra i suggerimenti vi è "lo stabilire un sistema di risposta coordinata per la protezione di donne e bambine all’interno dei confini e nelle aree di confine", come pure "prendere coscienza dei rischi associati alla protezione di queste persone". Va inoltre assicurata "una risposta alla violenza sessuale e di genere che non ponga ostacoli alle donne nella denuncia di episodi di violenza e accesso ai servizi" e vanno previsti "canali legali di accesso alla protezione, specialmente per donne, bambini e vittime di violenza sessuale e di genere, compreso il ricongiungimento familiare". 

La Mantia domanda quindi al governo ticinese "se esistono dei protocolli e delle modalità d’intervento, d’aiuto e di sostegno per le donne e bambini che richiedono asilo nel nostro Paese" e se "sono previsti degli strumenti e dei servizi specifici per i migranti particolarmente vulnerabili o traumatizzati (minorenni non accompagnati, donne vittime di violenza)".

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