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Dietro il blitz anti-terrorismo c'è il meticoloso lavoro dell’intelligence della Polizia cantonale

(Carlo Reguzzi)
22 febbraio 2017
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L'odierna operazione anti-terrorismo in Ticino scaturisce dal meticoloso lavoro dell’Intelligence della Polizia cantonale. Stava svolgendo, in contatto con la Polizia federale, una serie di accertamenti su presunte attività terroristiche sul nostro territorio. La prima persona a essere stata attenzionata dai servizi della Cantonale è il cittadino dalla doppia nazionalità, svizzera e turca, arrestato nelle scorse ore e sotto inchiesta da parte del Ministero pubblico della Confederazione. Lui, presunto reclutatore del sedicente Stato islamico, risiede nel Sottoceneri e lavora(va) quale agente di sicurezza privato per un’agenzia del Bellinzonese. Ed è da lui che gli inquirenti ticinesi sono risaliti al titolare dell’agenzia, un 36enne cittadino svizzero e italiano, fermato anche lui di primo mattino. Le relative indagini della Polizia e del Ministero pubblico cantonali hanno fatto emergere i reati che hanno poi innescato il procedimento a carico del 36enne, fra cui l’usura, il sequestro di persona e atti di violenza nei confronti di almeno un richiedente l’asilo ospitato al centro di Camorino della cui sorveglianza era stata incaricata la ditta di sicurezza sopracenerina. Il titolare di quest’ultima non è indagato per terrorismo. Per contro il trentenne dalla doppia nazionalità, svizzera e turca, che non aveva progettato attentati in Ticino ma che secondo gli investigatori si occupava di reclutzare aspiranti terroristi, è coinvolto anche nell’inchiesta cantonale, dovendo rispondere di una parte dei reati addebitati al 36enne.

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