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Qui, tu pedofilo, non mi tocchi!

6 luglio 2016
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di Nicoletta Barazzoni

Stiamo vivendo un’emergenza infanzia preoccupante anche se i casi di pedofilia che vengono allo scoperto ci danno una dimensione, di questa recrudescenza, in maniera abbastanza amplificata perché la pedofilia è sempre esistita, con la sostanziale differenza che prima veniva occultata mentre oggi viene allo scoperto. Come molti non sopporto nemmeno l’idea che l’infanzia venga deturpata dalla mente depravata dei pedofili. Come ogni mamma (eccetto quelle che vivono l’abuso in famiglia, fanno finta di non vedere e sono persino conniventi) ho preservato mio figlio da questa realtà anche se non si è mai totalmente al riparo da maestri (anche di scuole confessionali), istruttori di nuoto, nonni, zii, padri e anche madri (in minima parte anche le donne possono essere delle pedofile). Su questo aspetto ho una mia personale opinione che si distanzia dal pedofilo in quanto artefice di queste nefandezze, e quindi deliberatamente non tengo conto del suo profilo clinico o della sua infanzia. Guardo a queste miserabili realtà pensando a come proteggere i bambini da adescamenti, detti grooming o sexting con cui il pedofilo postula scambi di fotografie o video, che oggi avvengono soprattutto in rete. Fino a quando terremo separata la salute fisica e mentale dalla sessualità dei nostri figli la pedofilia avrà un terreno fertile su cui crescere. E non sono di certo i governi e le leggi che si stanno muovendo per inasprire le pene. Se vivessimo in prossimità di un lago daremmo ai nostri figli gli strumenti per imparare a nuotare per non annegare, consapevoli del fatto che il lago ci sarà sempre e insieme a lui il rischio. Riflettendo sul pericolo del lago e riportandolo alla pedofilia è dunque un compito incontrovertibile dei genitori spiegare ai figli a cosa vanno incontro senza troppi giri di parole, dicendo loro chi e cosa ci può essere dall’altra parte del monitor, parlandogli con chiarezza. Siamo noi adulti a credere che i figli non siano in grado di capire. Siamo noi a coltivare i tabù e a non parlare chiaro, non chiamando le cose con il loro nome. Se i figli vengono informati con la dovuta sensibilità e delicatezza, con l’ascolto emotivo, insegnando loro a riconoscere le emozioni, sarà più difficile vederli sprofondare nelle grinfie di questi predatori. Il tema della segretezza è proprio l’aspetto ricattatorio su cui l’abusante fa pressione sull’abusato. E allora togliamo il velo del falso pudore utilizzando un dialogo pulito che permetta ai bambini e agli adolescenti di urlare il loro No quando qualcuno li inficia, toccando le loro parti intime. Che si tratti del padre, del nonno, dello zio, del prete o del maestro. Qui non si tocca e se qualcuno ti tocca non sei tu a comportarti male e non glielo devi permettere per nessun motivo! Ma siamo abbastanza evoluti per parlare ai figli di sessualità malate, di pene e di vagina, senza caricarli di mistero e di segretezza, ricorrendo a terminologie falsate, affrontando gli ambiti legati alla sfera sessuale? I pedofili continueranno ad essere pedofili malgrado i processi e le pene inflitte loro, che spesso non sono proporzionali agli abusi consumati. La potenziale vittima non deve diventare vittima per il fatto che i genitori non vogliono affrontare con i figli il pericolo di annegare. Mettere loro i braccioli o il salvagente è un modo per non affrontare il tema. Se si riesce sin da piccoli a dialogare, spiegando loro i pericoli connaturati a queste situazioni difficilmente il bambino e l’adolescente si sentiranno in colpa, vivendo le loro parti intime come qualche cosa di sporco da nascondere. Devono sapere che sotto la loro biancheria intima non ci sono mostri da nascondere, segreti da coprire ma che fa tutto parte della loro bellezza, e quindi nessuno, nemmeno chi gli dimostra gentilezza e affetto, può profanare o anche solo sfiorare le loro meraviglie. Spesso sono gli adulti che hanno dei blocchi che poi trasmettono ai figli come se il corpo, i genitali e i rapporti sessuali fossero qualche cosa da tenere nascosto. E questo spesso accade in una sorta di religioso silenzio. Fino a quando non supereremo le difficoltà legate all’educazione sessuale che non ci permette nemmeno di spiegare ai bambini da dove vengono i bambini, i pedofili avranno di che sfamarsi. Poi sono d’accordo che il rischio è intrinseco al pericolo e l’uomo nero è dietro l’angolo ma come madre piuttosto che sapere che mio figlio potrebbe essere abusato da un pedofilo lo affronto e gli spiego come stanno le cose. Dei due mali scelgo, senza nessun ripensamento, il secondo.

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