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Nomina magistrati, tra siparietti e commissioni alibi 

10 maggio 2016
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Ci risiamo. Il siparietto in Gran Consiglio fra Galusero e Dadò rilancia (ancora!) la discussione sul ruolo della Commissione di esperti,  chiamata a valutare le qualità degli aspiranti magistrati. D’accordo, il suo preavviso non è  vincolante per il Gran Consiglio, ovvero per l’autorità che in base alla Costituzione cantonale vigente elegge giudici e procuratori. Ma si tratta pur sempre di un parere qualificato, poiché espresso da ex giudici e giudici (d’Appello e federali), sul livello di preparazione di chi si candida a una carica giudiziaria. A parole i partiti sono per la 'spoliticizzazione' delle nomine e sostengono, sino allo sfinimento, che bisogna premiare le capacità dei candidati. Tempo fa il parlamento ha chiesto alla Commissione di precisare il giudizio, indicando il o la candidata che ritiene “particolarmente” idoneo/a. Un aiutino, insomma. Dalle parole ai fatti: succede così che il parere dei periti venga disatteso. Come è avvenuto ieri in Gran Consiglio con la designazione del presidente dei giudici dei provvedimenti coercitivi. Non è la prima volta che accade. Ma in questo modo la Commissione di esperti finisce per essere un alibi. Altro che invocare la 'spoliticizzazione' o la 'spartiticizzazione' delle nomine! O si rivedono le competenze della Commissione o tanto vale cancellarla. 

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