Estero

Trump: 'Fbi infiltrò la mia campagna', aperta inchiesta

Il presidente valica la linea rossa che separa esecutivo e giudiziario chiedendo al dipartimento di giustizia di indagare

(Keystone)
21 maggio 2018
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Il comitato elettorale di Donald Trump fu infiltrato o sorvegliato dall’Fbi per motivi politici su richiesta dell’amministrazione Obama? Per avere una risposta a questa domanda, che ruota intorno ad una presunta spia britannica, il presidente ha chiesto formalmente al dipartimento di giustizia di indagare, valicando per la prima volta la linea rossa che separa il presidente dall’amministrazione della giustizia, peraltro in una indagine che lo riguarda.

Una mossa dirompente che ha pochi precedenti e che rischia di minare l’inchiesta sul Russiagate del procuratore speciale Robert Mueller. I media Usa avevano già evocato lo spettro del "saturday night massacre" (’la strage del sabato sera’), quando nel 1973 i vertici del ministero della giustizia si dimisero dopo aver rifiutato l’ordine di Richard Nixon di licenziare il procuratore speciale del Watergate. La richiesta di Trump in effetti avrebbe potuto mettere in imbarazzo Rod Rosenstein, il vice attorney general che sovrintende al Russiagate dopo l’auto ricusazione di Jeff Sessions e che da tempo è nel mirino del tycoon. Se avesse rifiutato, e si fosse dimesso o fosse stato licenziato, avrebbe perso il controllo dell’indagine di Mueller: forse proprio ciò che voleva Trump. Invece Rosenstein ha per ora disinnescato la miccia includendo l’interrogativo sollevato da Trump nell’indagine già in corso da parte dell’ispettore generale del ministero su eventuali abusi dell’Fbi nelle intercettazioni di Carter Page, un ex consigliere della campagna del tycoon sospettato di rapporti con i russi. "Se qualcuno ha infiltrato o sorvegliato i partecipanti ad una campagna presidenziale per scopi inappropriati, dobbiamo saperlo e prendere misure adeguate", ha concesso Rosenstein.

Trump e i suoi alleati nel Grand Old Party sono convinti che ci fu un complotto politico ai suoi danni ordito dal suo predecessore. Anche oggi il magnate si è chiesto su twitter ’Dov’era Obama?’ citando il titolo di un editoriale del Wall Street Journal.

Al centro dei nuovi sospetti c’è Stefan Halper, 73 anni, un professore universitario di Cambridge che avrebbe forti legami con l’intelligence Usa e britannica e che servì nelle amministrazioni Nixon, Ford e Reagan. Halper fu implicato anche in un altro scandalo, quando nel 1980 fu sospettato di aver lavorato per conto della Cia per spiare la campagna di Carter a favore di quella di George H.W. Bush. Trump insinua che possa aver fatto lo stesso per conto dell’Fbi con la sua campagna, di cui incontrò nell’estate 2016 tre consiglieri. Ma secondo il New York Times l’Fbi lo impiegò solo dopo aver ricevuto prove che almeno due di loro avevano legami sospetti con la Russia: uno era George Papadopoulos, che si è già dichiarato colpevole di aver mentito al Bureau sui suoi rapporti con il governo russo, l’altro era Carter Page.

Intanto Rudy Giuliani, avvocato di punta del presidente, ha fatto sapere che Mueller intende concludere l’indagine entro il primo settembre, per evitare accuse di strumentalizzazione a ridosso delle elezioni di Midterm in novembre. E che l’eventuale interrogatorio del presidente potrebbe essere programmato in un periodo vicino all’Independence day del 4 luglio.

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