Economia

Il franco flirta con l’1,20

Per l’economista di Ubs Daniel Kalt la divisa svizzera sta un po' perdendo la caratteristica di valuta rifugio

21 aprile 2018
|

Il tasso di cambio euro/franco, ieri ha ancora flirtato con la soglia simbolica dell’1,20. Dopo un primo superamento giovedì, anche ieri è continuato il saliscendi attorno all’ex limite stabilito dalla Banca nazionale svizzera (Bns) e abbandonato tre anni fa.

Dall’inizio dell’anno la valuta svizzera ha perso oltre l’11% nei confronti dell’euro e da giorni ci si aspettava che la soglia di 1,20 venisse superata (non era mai successo dall’abbandono del tasso di cambio minimo). Inoltre nelle ultime settimane anche il dollaro ha guadagnato terreno rispetto al franco. Questo farebbe supporre ad alcuni osservatori che non sia l’euro a diventare più forte, ma che sia il franco a indebolirsi.

L’economista di Ubs Daniel Kalt ha affermato all’agenzia di stampa economica Awp, di essere un po’ sorpreso dalla velocità con cui è evoluto il tasso di cambio euro/franco. Tuttavia bisogna ancora vedere se l’euro rimane stabilmente sopra la soglia di 1,20 franchi. In ogni caso, ha precisato l’economista, c’è da aspettarsi un ulteriore leggero rafforzamento dell’euro rispetto sia al franco, sia al dollaro.

Secondo Kalt il franco ha un po’ perso la sua caratteristica di valuta rifugio, visto che la Svizzera – Paese piccolo con un economia molto aperta e dipendente dall’export – patisce anch’essa l’attuale situazione geopolitica mondiale: l’inasprimento sia della vertenza commerciale riguardante i dazi, sia delle sanzioni degli Stati Uniti contro la Russia toccherebbero direttamente anche la Confederazione.

Nel 2011/12 fu molto diverso: L’Europa era estremamente sotto pressione a causa della crisi del debito. Allora la Svizzera si trovava in condizioni migliori, visto che possedeva un’economia concorrenziale e poco indebitata. Ciò portò a un importante rafforzamento del franco, che sfociò nel tasso di cambio minimo imposto dalla Bns nel settembre del 2011, ha spiegato Kalt.

Un altro fattore che influisce sul tasso di cambio, sarebbero le divergenze sempre più accentuate tra la Bns e la Banca centrale europea (Bce) e statunitense (Fed), riguardanti la politica monetaria: gli ultimi segnali indicherebbero che la Bce e la Fed sembrerebbero pronte a un lieve cambio di strategia, mentre sul fronte svizzero non sembrerebbero esserci cambiamenti in vista. Secondo l’analista di Swissquotes Arnaud Masset, la Bns “non ha fatto riferimento a un aumento dei tassi, ciò che sarebbe in contrasto col suo obbiettivo di mantenere il franco a un livello accettabile per l’economia svizzera, mentre Bce e Fed sono già andati in questa direzione”.

Ciò è anche stato confermato direttamente dal presidente della Bns Thomas Jordan, in un’intervista rilasciata a ‘Bloomberg Tv’ giovedì sera, durante la quale ha dichiarato di “non aver fretta” a modificare l’attuale politica monetaria, che “è ancora necessaria”: fino a quando l’inflazione rimarrà bassa, ha aggiunto, la politica monetaria non subirà variazioni. Evocando poi una situazione “sempre delicata”, Jordan ha affermato che il deprezzamento del franco sta andando “nella giusta direzione”. Ha poi pure sottolineato che la divisa elvetica rappresenta tuttora un valore rifugio che, a tale titolo, è suscettibile di fluttuare da un giorno all’altro.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔