Culture

Meno soldi agli eventi che minano valori e simboli israeliani

Lo chiede la ministra della cultura Miri Regev al collega delle Finanze Moshe Kahlon. A farla 'arrabbiare' anche un film presentato a Locarno #72

La ministra della cultura Miri Regev
20 settembre 2018
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La ministra della cultura israeliana, Miri Regev, ha chiesto al ministro delle finanze Moshe Kahlon di riesaminare, e magari ridurre, i fondi dati a sostegno dell'Haifa Film Festival, sollevando obiezioni in merito a due film in programmazione durante la 34esima edizione, dal 22 settembre all'1 ottobre prossimi. A farla arrabbiare sono stati il lungometraggio di Daniel Wachsmann "Acre Dreams" e il cortometraggio "Out" di Alon Sahar, già presentato alla 72esima edizione del Locarno Film Festival.

I due film che "minano i nostri valori e i nostri simboli", ha scritto la ministra, richiedono perciò di essere esaminati, affinché si capisca se il festival violi o meno la legge, alludendo alla legge che autorizza il ministro delle finanze a trattenere sostegni finanziari da quelle istituzioni che ospitano eventi o persone che negano il diritto di esistenza di Israele; si legge su www.haaretz.com.

Pillole dei film'galeotti'
 

"Acre Dreams" ruota attorno alla storia di un drammaturgo palestinese e ai suoi tentativi di mettere in scena un'opera teatrale che racconta della storia d'amore fra una cantate palestinese e un dottore ebreo, alla fine degli anni Quaranta.

"Out", invece, è l'ultimo cortometraggio del regista emergente Alon Sahar, che narra la storia di un ragazzo che, appena terminato il servizio militare israeliano, si unisce a un gruppo di destra il cui unico scopo è screditare la reputazione di attivisti per i diritti umani. La storia si ispira alla reale vicenda di un ragazzo che si è infiltrato nel gruppo anti-occupazione Breaking the Silence e ha lanciato una campagna diffamatoria contro i suoi membri.


Una scena del cortometraggio 'Out'

Dal canto suo, il regista Sahar ha risposto per iscritto al portale 'Screen International': "È un fenomeno preoccupante. È un'indicazione della debole libertà di espressione in un Paese che finge di presentarsi come una democrazia".


Il regista Alon Sahar (foto: Locarno Film Festival)

 

Una legge per domarli

In questo scenario poco rassicurante, i media israeliani hanno anche riferito del progetto di una "legge sulla fedeltà culturale" che la ministra Regev sta spingendo al governo. Inoltre, è prevista un'intensificazione della campagna per ottenere il controllo del finaziamento del cinema di Stato dai fondi cinematografici autonomi di Israele.

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