Culture

Michael McDonald, soul bianco alla 'casa del popolo'

L'ex Doobie Brothers ha incantato la Volkhaus di Zurigo, unica tappa svizzera del suo 'Wide Open Tour'. La recensione del concerto

Michael McDonald con la moglie Amy (foto: Ueli Frey)
23 marzo 2018
|

Ma quale primavera, a Zurigo nevica. E fa tanto freddo che Michael McDonald potrebbe pure suonare il suo Christmas album, invece che ‘Wide open’, piccolo capolavoro di un 66enne che pare aver ibernato la sua freschezza pianistica e quella vocale, praticamente intatte, ai tempi del Farewell Tour dei Doobie Brothers. «Potrei tornare presto qui con un ensemble più piccolo», racconta l’artista nel backstage. «Non ho avuto nemmeno il tempo di girare la città. L’ultima volta in Svizzera fu 15 anni fa».

La pianta rettangolare della Volkshaus è diversa dalle curvature del Ryman Auditorium di Nashville, più antico d’una decina d’anni. Ma le architetture d’inizio secolo (il ventesimo) e l’aria da tempio della musica, quelle sono. Quindici i brani in scaletta per un grande McDonald alla ‘casa del popolo’ lo scorso martedì, prima dell’Olympia di Parigi e del Carré Theatre di Amsterdam, tappa conclusiva del tour europeo. ‘Yah Mo B There’ per aprire, e poi una giusta alternanza tra Doobies (‘Here to love you’, il resto a chiudere), hit da solista (‘I keep forgetting’, ‘Sweet freedom’), un estratto da ‘Soul speak’ (‘You don’t know me’) e molto nuovo album: ‘Find it in your heart’, ‘Just strong enough’ e, chitarra al collo, ‘Hail Mary’, traccia che apre ‘Wide open’ come nessuna traccia aveva aperto nessun album mai. E poi ‘Beautiful child’, composta con (e cantata in memoria di) Chuck Sabatino, al suo fianco sin dagli esordi, e ‘Half truth’, scritta con il figlio Dylan. Sul palco con McDonald, lo storico Bernie Chiaravalle (chitarra), Dan Needham (batteria), Jacob Lowery (basso) e Mark Douthit, il cui sax luccica come cristalli Swarovski. La voce che segue passo passo il solista è quella della moglie Amy, i due si conoscono da sempre («Lei aveva 17 anni io 19, ero il suo pianista»).

Grammy dopo Grammy, ‘Minute by minute’ apre a ‘What a fool believes’, sulla quale la Volkshaus ha reazioni tipicamente pop (pubblico sotto il palco e telefonia selvaggia). ‘What the world needs now’ (Bacharach) e un unico accenno Motown con la cosa più Motown di tutte (‘What’s going on’) sono i primi due atti di un bis chiuso da ‘Takin’it to the streets’: “You don’t know me but I’m your brother” (Non mi conosci, ma sono tuo fratello) è l’incipit della splendida preghiera laica e antirazzista il cui grido di fratellanza vale più oggi che il giorno in cui fu scritta.

Leggi anche:
Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔