Culture

Io, le donne e un Segreto (intervista a Grazia Di Michele)

La cantautrice si racconta, dai talent al dramma delle schiave di Valona. In 'Folli voli', nuovo album, duetta con il siciliano Ivan Segreto, con lei alla Rsi

Grazia Di Michele
((RSI/L.Daulte))
10 marzo 2018
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Sceglie i pezzi del suo showcase Rsi davanti a Gianluca Verga, che mostra soddisfazione quando deve scrivere 'Io e mio padre'. «È il giorno della donna, mi sembra che possa starci», dice Grazia Di Michele. Il padrone di casa conferma. Anche Ivan Segreto conferma. Siede accanto a lei, mezz'ora prima di raggiungerla in 'Folli voli', duetto che dà il titolo al nuovo album della cantautrice. Che racconta: «Ho cantato spesso insieme a voci maschili. Claudio Baglioni, Eugenio Finardi, Massimo Ranieri, Mario Venuti, Cristiano De André. Nella canzone originale di Glen Hansard ('Falling slowly', Oscar 2008 per lui e Markéta Irglová, ndr) c'erano due voci, una maschile e una femminile. Ivan mi ha sempre incuriosito e affascinato per la sua vocalità. E la grande vocalità non è mai un fatto superficiale, non può essere slegata da un mondo interiore». Lo dice pur sempre una musicoterapeuta, e per chi apprezza il pianista siciliano da tempi non sospetti, non sarà una novità.

«È stato tutto estremamente naturale. Alberto Zeppieri, amico che abbiamo in comune, con il quale ho lavorato su brani legati a Capo Verde, è stato una sorta di tramite» spiega Ivan Segreto, uno che nel suo primo album 'Porta Vagnu' (2004) abitava il jazz e la lingua siciliana come stanze di una stessa casa, e che sul palco della Rsi, da solo, propone 'Fidate correnti' e 'Vola lontano'. «Abbiamo cantato prima di presentarci. In studio a Milano era tutto pronto, due microfoni faccia a faccia, un paio di take e via». E dopo i convenevoli, «ho iniziato a conoscere meglio la sua storia. Devo dire che in parte ritrovo una mia sensibilità in questo percorso». Il pianista-cantante è uno dei talenti della terra italica, un artista che è sempre andato più veloce del lento scorrere del tempo discografico di un paese.

Grazia Di Michele ha pubblicato per Egea un album nel quale non scrive, ma interpreta. «Ho scelto brani da tutto il mondo con un criterio molto semplice. A volte mi ha colpito un testo, come nel caso di Katy Garbi (cantante greca, il brano è 'Anime', ndr), a volte un film come 'Once'», da cui la sua versione italiana, 'Folli voli'. «Ho chiesto ad Alberto (ancora Zeppieri, ndr), che traduce quasi in tutte le lingue, di tradurmi i brani che non potevo conoscere, dall'israeliano, dal capoverdiano. Alla fine mi sono ritrovata con più canzoni di quante ne avessi bisogno. Volendo, c'è un 'Folli voli 2' già pronto».

[...] Non disconoscerò mai quel tipo di formazione, anche se so bene che molti hanno trovato questa cosa, fatta da una cantautrice anche un po' impegnata, come la scelta di chi va a sporcarsi nel talent... [...]

Noi ancora facciamo fatica a sovrapporre i silenzi del bellissimo 'Il mio blu', album del 2015 arrangiato da Paolo Di Sabatino (con dentro 'Io sono una finestra', cantata con Platinette a Sanremo, che nello showcase svizzero non manca) al frastuono psicologico delle gare ad eliminazione televisive. Così chiediamo come si concilia il salotto con l'arena. «Voglio chiarire questa cosa. Mentre stavo ad 'Amici' ho fatto spettacoli teatrali, ho inciso dischi, ho fatto tournée con Toquinho e Gino Paoli, mi sono laureata in giurisprudenza e in musicoterapia. Ho fatto migliaia di cose. La gente che mi vede in televisione può pure pensare che la mia vita sia stata 'Amici', ma io ho fatto tutto quello che volevo fare». E ancora: «Dopo 'Doc' di Arbore, il diluvio. La musica in televisione è stata solo Festivalbar, Festival di Sanremo e basta. Fino ad 'Amici', un'accademia nella quale i ragazzi studiano dalla mattina alla sera per 9 mesi ed escono forti. Ci sono entrata con un patto molto chiaro, ovvero con l'incarico di chi si occupa dell'area didattica dei ragazzi. Non disconoscerò mai quel tipo di formazione, anche se so bene che molti hanno trovato questa cosa, fatta da una cantautrice anche un po' impegnata, come la scelta di chi va a sporcarsi nel talent...».

[...] Ai discografici di oggi non gliene frega niente di cullarti. Si mettono in fila nei talent e supplicano i concorrenti di firmare con loro [...]

Che piaccia oppure no, causa e non effetto di quanto sopra esposto, questa è oggi la discografia per Grazia Di Michele: «Quando ho iniziato a fare questo lavoro, l'ho fatto dall'interno di una casa discografica, la It, alla Rca. Era un altro ambiente. I discografici si prendevano il tempo per lavorare con te. Io me ne andavo tutti i giorni a lavorare con la mia chitarra, loro mi ascoltavano, mi facevano leggere le poesie, mi davano dei libri. Ti parlo di Melis, di Micocci, gente che non esiste più. Ai discografici di oggi non gliene frega niente di cullarti. Si mettono in fila nei talent e supplicano i concorrenti di firmare con loro. La musica è cambiata, il modo di farla è cambiato, il modo di comprarla è cambiato. Non riesco più a fare paragoni con prima e il dopo. Penso che i ragazzi che vogliono farsi conoscere o lo fanno o attraverso i talent, o attraverso i concorsi, o attraverso puttanate che gli portano via un sacco di soldi. In questa vita ne ho sentite talmente tante...». Le soluzioni non sembrano molte: «Cosa fa un ragazzo che vuole iniziare la sua carriera? Musicultura? Ne entrano 12 su migliaia. Va a Sanremo? Devi avere i santi in paradiso. Vuoi suonare per un panino e una birra in un pub? È meraviglioso e va bene, ma di sogni non si vive. I talent hanno preso quel posto lì, che forse non era giusto occupassero, ma in quel momento non c'era altro. Il “tu fuori” e il “tu dentro” significa “fatevi le spalle forti”. Purtroppo il mondo è cambiato. Se cadi, non devi cadere. È un mondo competitivo, e non c'è posto per tutti».

Una volta deglutito, preso atto dell'ineluttabilità degli eventi e tirato un respiro profondo, conforta sapere che la scaletta dello showcase include anche 'Le ragazze di Gauguin'. Sulla quale Ivan annuisce nuovamente. Di quelle ragazze chiediamo la genesi, il come e il dove. «È nata nella mia vecchia casa a Roma insieme a Riccardo Giagni, tutti e due alla chitarra. Con mia sorella Anna, che ha scritto molte cose con me agli inizi, giocavamo con le rime sulle “e”, ed è venuto fuori Gauguin. All'inizio ci faceva ridere. Poi ci è sembrata una bella idea quella di raccontare le donne così com'erano state dipinte, raccontate, filmate». Quando? « È molto probabile che fosse autunno».

[...] Ho scritto un racconto sulle schiave di Valona, ma non sono riuscita a farne una canzone. Perché mi fa male [...]

Otto marzo 2018. Sul palco della Rsi, tra le 'sue' donne, Grazia Di Michele porta anche 'Anna di Amsterdam' di Chico Buarque. Cosa sia cambiato nel mondo femminile dal primo album 'Cliché' (1978) a oggi è riassunto qui: «Le ho cantate in tutte le forme e colori. Per carattere, se devo recitare una donna che sta in galera e non può vedere la figlia mi vado a rinchiudere a Ivrea nel carcere di massima sicurezza (nel 2008, Grazia è stata Dominique nella piéce teatrale 'Dì a mia figlia che vado in vacanza', ndr). Se devo scrivere una canzone sul burqa, mi ficco nel burqa e ci resto dentro tutto il giorno. Nel primo disco avevo parlato di violenza, aborto, del cliché maschile, di tutta una serie di tematiche che riguardavano la condizione della donna. Pensando alle donne oggi, mi viene da dire (in romanesco, ndr) “Ma chi me l'ha fatto fare?”». Ovvero la constatazione che «la mentalità continua ad essere la stessa in molti uomini, cioè la tendenza a considerare la donna una proprietà. Non passa giorno. E non c'è soltanto il femminicidio. C'è la violenza economica, quella per la quale, specialmente al sud, le donne prendono i soldi dall'uomo, e quindi è l'uomo che decide se ti puoi comprare una crema o non te la puoi comprare. Non è sempre un fatto economico, spesso è un fatto di controllo».

Tra i racconti delle 'sue' donne, colpisce quello della tratta di schiave sessuali che da Valona vengono portate in Italia. «Ho parlato con il giudice che ha seguito il caso. Mi ha detto di questa ragazzina di 16 anni che è riuscita a scappare e ha scritto un libro, con un nome di fantasia. Ora è sotto copertura in Italia. Ti giuro che non ho dormito una settimana per come funziona quella tratta, che parte da uno scantinato di un albergo albanese di Valona, con la connivenza di italiani che vanno a prendere le ragazze con i gommoni e le portano in Italia. Vengono tatuate come mucche, picchiate. Quel libro racconta l'inferno. C'è un associazione che cerca di recuperarle, passano con le auto, cercano di caricarsele a bordo, con tutti il rischi del caso, perché sanno che sono controllate. Un paio ce l'hanno fatta a entrare in quelle auto, e si sono fatte portare in un centro nel quale si tenta il recupero psicologico. È capitato che a domande come “cos'è per te l'amore?” siano arrivate risposte come “Io amo la pizza”. E a “Cos'è per te la felicità?”, la risposta è stata il silenzio». Cose da blocco dello scrittore: «Ho scritto un racconto, ma non sono riuscita a farne una canzone. Perché mi fa male».

 

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Lo showcase dell'8 marzo alla Rsi

 

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