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‘Giustizia, parte della logistica resta inadeguata e indecorosa’

Il rapporto 2022 del (nuovo) Consiglio della magistratura. Pretura penale e Carp: urgono potenziamenti. Procura: più incarti evasi

Uffici giudiziari
(Ti-Press)
1 aprile 2023
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Uno sguardo al passato. A quel “periodo piuttosto travagliato, durante il quale il precedente Consiglio della magistratura è stato oggetto di critiche a seguito, in particolare, della vicenda dei pareri negativi da esso formulati nell’ambito della procedura di rielezione di alcuni procuratori pubblici. A prescindere da qualsiasi giudizio di merito circa la fondatezza o meno dei rimproveri mossi in particolare da una parte della stampa e dei politici, è un dato di fatto che l’immagine di questa autorità di sorveglianza ne abbia risentito a tutti i livelli”. Così scrive l’attuale Cdm, il Consiglio della magistratura entrato in carica all’inizio di quest’anno dopo essere stato ampiamente rinnovato – a cominciare dalla presidenza, affidata al giudice d’Appello Damiano Stefani – da parte dell’Assemblea dei magistrati, cui spetta la nomina dei membri togati, e del Gran Consiglio, tenuto a designare i componenti laici.

Uno sguardo al futuro. “È auspicabile – annota il neo Cdm – che con una composizione rinnovata si possa ricostruire il necessario rapporto di fiducia con i vari interlocutori istituzionali e, fattore ancor più determinante, con i magistrati che il Consiglio della magistratura è chiamato non solo a sorvegliare, ma soprattutto a tutelare e aiutare”. E ancora: “A breve il nuovo Consiglio della magistratura è intenzionato a munirsi di un regolamento formale che disciplini i vari aspetti della sua organizzazione e della sua attività, nonché ad affrontare le tematiche delle modalità di implemento di un monitoraggio costante delle autorità giudiziarie sulla base di criteri uniformi e trasparenti, al fine di evitare i problemi sorti nel recente passato. Tutto questo dovrà passare per una maggiore conoscenza diretta delle varie unità”.

È con queste considerazioni che l’autorità che vigila sul funzionamento del sistema giudiziario cantonale, con anche poteri disciplinari su giudici e procuratori, apre il rapporto 2022. Rapporto nel quale il Cdm pone l’accento, fra l’altro, su un tema annoso: la precaria “situazione logistica generale della giustizia ticinese”. Che “resta almeno in parte inadeguata e, almeno per certe realtà, oggettivamente indecorosa”. In particolare, si sottolinea nella relazione appena pubblicata, “questo vale per il Palazzo di giustizia di Lugano, ritenuto che altre strutture stanno lentamente trovando soluzione: si pensi ai lavori di rifacimento del Pretorio di Locarno e a quelli, avviati nell’autunno, di ricostruzione di quello di Bellinzona”.

Penuria di spazi, sicurezza a rischio

Ma il principale problema logistico da risolvere è appunto a Lugano, dove si concentra il grosso degli uffici giudiziari. L’acquisto dello stabile Efg e la ristrutturazione del Palazzo di giustizia, complessivamente un investimento di parecchi milioni, sono da tempo sotto la lente della politica: il dossier è sempre sui tavoli della commissione Gestione del Gran Consiglio e tra pareggio di bilancio dei conti cantonali, decreto Morisoli, referendum finanziario obbligatorio e contrapposizioni partitiche non ha e non avrà vita facile. È che le carenze logistiche, avverte il Cdm, “comportano l’impossibilità di offrire sufficienti spazi alle attività e alle persone, di garantire una sicurezza minima per magistrati e utenti, nonché di mettere a disposizione supporti tecnici al passo con i tempi che possano realmente favorire una qualità e una velocità del lavoro paragonabile a quella offerta ai magistrati dalla Confederazione e dagli altri (tutti) Cantoni”. Rincara il Consiglio della magistratura: “Queste carenze hanno inevitabilmente ripercussioni anche sull’immagine della giustizia”. E osserva: “È ormai più che certo che nonostante a livello politico si continui a discutere senza esito tra i vari interlocutori per trovare una nuova casa al Tribunale d’appello e una degna sistemazione al Ministero pubblico, lo stallo al quale le discussioni hanno portato impone di ragionevolmente pensare che almeno per i prossimi anni nulla muterà”. Occhio però al progetto nazionale di digitalizzazione della giustizia, argomento peraltro connesso con il tema della logistica. “Si rende necessario – afferma il Cdm – prevedere importanti investimenti per debitamente cablare il Palazzo di giustizia di Lugano in modo tale da consentire di creare la struttura informatica che il progetto Justitia 4.0, la cui entrata in vigore a livello svizzero è più che imminente (a partire dal 2026), impone senza grandi possibilità di discussione”.

‘Non basta più inserire tappi’

Logistica a parte, i dati statistici relativi al 2022, sottolinea il Cdm, “attestano come anche lo scorso anno la magistratura ticinese sia riuscita a garantire, entro i limiti concessi dall’organico non sempre adeguato e dalle risorse limitate, una corretta amministrazione della giustizia, offrendo alla cittadinanza un servizio all’altezza dei compiti affidatile attraverso il disbrigo di un come sempre notevole numero di procedimenti, pari a 48’977”. Quarantanovemila incarti. Come in passato, tuttavia, “si è riconfermata l’esistenza di alcune realtà giudiziarie che per motivi diversi si trovano, non da oggi, in una situazione di evidente affanno e che, da un lato, necessitano di interventi immediati onde evitarne l’ingolfamento e, dall’altro, rendono opportuno procedere a una pianificazione complessiva e lungimirante della rispettiva filiera giudiziaria”. Perché “non è pensabile garantire nel lungo periodo una sicura navigazione dell’ormai ‘transatlantico’ Giustizia continuando a inserire dei tappi laddove le falle dello scafo sono più nette”. E qui torna in ballo anche e soprattutto la politica, con governo e Gran Consiglio chiamati a dotare la magistratura delle necessarie risorse umane e strutture.

C’è ad esempio la Pretura penale. Dove, rammenta il Cdm, “le forze in campo risultano essere ormai inadeguate in numero e gli arretrati sono in aumento”. Da “sei” anni “l’accumulo di giacenze è troppo elevato per poter assicurare un’evasione delle pratiche nel rispetto del principio di celerità che regge la procedura penale e che assume ancor più importanza per i reati meno gravi ma sovente influenti nella vita del comune cittadino”. Il tribunale “si trova confrontato non solo con un numero di opposizioni a decreti d’accusa in entrata costantemente elevato, ma anche con un aumento della difficoltà media dei casi sottoposti al suo giudizio, tra i quali ve ne sono sempre più relativi a reati finanziari”. Insomma, non si potrà prescindere “dal potenziamento con almeno un magistrato a tempo pieno”. Anche per la Carp, la Corte di appello e di revisione penale, indica il Cdm, “si impone l’avvio di una seria riflessione su un (nuovo) e sollecito aumento delle risorse, non solo a livello di vicecancellieri ma anche a quello di giudici professionisti”.

Ministero pubblico: ulteriore aumento delle entrate, ma giacenze diminuite

Notizie incoraggianti arrivano dalla Procura, che nel 2022, segnala la relazione dell’autorità inquirente penale, ha registrato 13’885 entrate (l’anno prima erano 12’880). Ben 14’552 però i procedimenti decisi, evasi. “Nonostante il numero ingente degli incarti entrati e pendenti di fronte al Ministero pubblico non consenta alcun rilassamento, non si può non sottolineare come per la prima volta – eccezion fatta per il periodo pandemico che non fa tuttavia testo – si è finalmente notata un’importante inversione della tendenza all’aumento delle giacenze, che sono diminuite in maniera cospicua”, rimarca il Cdm. I motivi “sono da ricondurre, oltre che al grande lavoro svolto da tutto il team del Ministero pubblico, anche all’innesto di due nuovi procuratori. Questo dimostra che le richieste di potenziamento da tempo avanzate avevano un fondamento e che il solo impegno di chi già era in organico non avrebbe permesso di tappare le falle”.

Poi è chiaro: “In una situazione economica difficile come quella in cui ci si trova attualmente è d’altro canto complicato riuscire a ottenere rinforzi. Purtroppo occorre prendere atto – non accettare ma capire – che l’affanno in cui si trovano ora alcune delle strutture giudiziarie cantonali dipende da elementi esterni non controllabili dalla magistratura”.

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