Commento

What a wonderful sport

16 dicembre 2017
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Mettiamo il caso che la prossima settimana un distinto ottantenne americano - una vita dignitosa da cameraman – si presenti in tv con prove inconfutabili che il 20 luglio del 1969 l’Apollo 11 non si sia mai staccato da terra. Per la gioia dei sostenitori della teoria che l’allunaggio fu soltanto una geniale messa in scena hollywoodiana per vincere la corsa allo spazio contro i russi, cadrebbe il mito di Neil Armstrong e con lui un punto fermo del progresso scientifico. Perso definitivamente per motivi non spaziali (ma di uxoricidio) O.J. Simpson, ex giocatore di football divenuto attore in “Capricorn One” (film nel film che vorrebbe il modulo lunare atterrato in uno studio televisivo), si direbbe che di eroi ne siano rimasti pochi.

Senza andare sulla Luna. La buonanima di mia nonna soggiornava ogni anno a Chianciano, uno di quei borghi d’Italia appoggiati su dolci colline a un tiro di schioppo da Montepulciano, rima che fa vicinanza. In un pomeriggio di primavera di un non precisato giorno degli anni 90, condotta nella sua stanza d’albergo, nonna aprì il frigorifero e tirò un urlo: dentro, al posto delle bibite fresche, c’erano siringhe, medicinali e lacci emostatici in quantità. Preso atto che i Sex Pistols si erano sciolti da tempo e non risulta abbiano mai pernottato in Toscana, tutto quel bendidìo stipato nel frigo non sembrò lo sballo di gruppo di una notte, ma qualcosa di più professionale. Fornite, con genuflessione, le scuse per l’imperdonabile distrazione del servizio di pulizia, lo scaricabarile dell’albergatore sul noto evento sportivo transitato il giorno prima resta ancora oggi una mera e forse squallida supposizione di famiglia (se non fosse per quel vecchio proverbio che dice che a pensare male ci si azzecca).

Il capitolo dei ricordi intitolati ‘Innocenza rubata’ include pure il doping rudimentale nel calcio italiano degli anni 70, ricostruito dal defunto e mai smentito attaccante Carlo Petrini, Ben Johnson nel suo record olimpico durato mezz’ora e – con tutte le attenuanti per la genialità – John McEnroe, che nel libro ‘On being John McEnroe’ racconta a Tim Adams degli ormoni di cavallo (particolare che in ‘You cannot be serious’, scritto con James Kaplan, sparisce). Più recentemente, Maria Sharapova, bella come una Bond-girl e dallo strano legame con il Meldonium (nome che pare un capitolo della saga di 007). Il 2017 è stato l’anno dei tortellini al ripieno di letrozolo, delle biciclette che non sono biciclette ma motorini, e del 4 volte vincitore di Vuelta con l’asma.

Di che parlavamo? Già, dell’Apollo 11. Quando il campione dello sport è preso con le provette nel sacco, la mente va al Re dei Furbetti, l’Armstrong in bicicletta, il San Giorgio che aveva sconfitto il drago (un cancro ai testicoli) e che alla fine si giocò tutto in bicicletta, causando imbarazzo al Gigante Giallo americano. Magra consolazione: almeno per una volta, “The Italian Job” è coinciso con “The American Way”. Concludendo. C’è un Armstrong (Neil) che potrebbe essere atterrato a Hollywood, e un altro Armstrong (Lance) con l’hobby del piccolo chimico. Continuo a riporre una certa fiducia - fino a che non si dimostrerà che ha suonato tutta la vita in playback – in Louis, il trombettista.

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