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Walser: 'Un pp in meno? Inchieste più lunghe, un invito a nozze per chi delinque'

(Benedetto Galli)
13 gennaio 2017
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«Riducendo, anche di una sola unità, il numero dei procuratori pubblici, non credo proprio che oggi si faccia un favore al Paese», dice, contattato dalla ‘Regione’, il giudice d’Appello Werner Walser, presidente del Consiglio della magistratura, organo che vigila sul funzionamento del sistema giudiziario ticinese.

Secondo Foletti anche il settore della Giustizia “va razionalizzato”...

Capisco le esigenze dei politici, che però non sono quelle della Giustizia e quindi non posso che ribadire quanto avevo scritto nella mia lettera critica indirizzata la scorsa estate alla presidenza del Gran Consiglio quando nell’ambito della manovra di risparmio si prospettava il taglio di un giudice dei provvedimenti coercitivi: il solo argomento finanziario non è sufficiente, secondo me, per sostenere una riduzione del numero dei magistrati. I politici vogliono razionalizzare? Allora dicano come, perché un qualche correttivo lo si può cercare, ma non mi sembra che nel nostro settore vi sia un grande spazio di manovra. Se però insistono, dovranno poi assumersi la responsabilità delle conseguenze di eventuali tagli nella magistratura.

Quali le conseguenze di un pp in meno?

In base agli ultimi rendiconti, il Ministero pubblico evade diecimila incarti circa all’anno. Più o meno cinquecento per pp, ragionando in termini solo numerici. Se un procuratore non viene rimpazzato, questi cinquecento incarti – ognuno con una sua ‘storia’ giudiziaria – devono essere assegnati ai restanti magistrati inquirenti, o a una parte di essi. Ergo: il carico di lavoro del singolo magistrato aumenta. E inevitabilmente si allungano i tempi di evasione delle inchieste. Che è un invito a nozze per chi delinque.

Un cantone di frontiera e sede di una piazza finanziaria può permettersi di rinunciare anche a un solo pp?

No, in questo momento una simile misura indebolirebbe l’apparato giudiziario. D’altronde si è aumentato il numero degli agenti di polizia, il che si traduce in più interventi delle forze dell’ordine, ma anche in più lavoro per i magistrati.


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