Commento

Verdi, presidenza impegnativa

30 novembre 2015
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Ha confermato il programma elettorale, nell’intento di ricompattare il partito dopo le aspre polemiche interne accompagnate da minacce più o meno velate di scissione. Ma allo stesso tempo ha chiesto ai suoi un linguaggio diverso nell’affrontare i temi – un linguaggio “non aggressivo” – e di finirla con gli attacchi personali, spesso via web, come del resto ci ha abituato la politica 2.0. Michela Delcò Petralli ha tenuto sabato a Lugano, all’assemblea che l’ha incoronata coordinatrice dei Verdi ticinesi, un discorso a trecentosessanta gradi e piuttosto ambizioso, auspicando fra l’altro, d’intesa con il partito nazionale, il lancio di un’iniziativa per ancorare alla Costituzione federale “il diritto a un ambiente sano”. Un discorso ambizioso: proprio per questo dubitiamo fortemente che le possa bastare un anno – tale il lasso di tempo per il quale ha detto di mettersi a disposizione come coordinatrice – per rilanciare un movimento uscito con le ossa rotte dalle recenti elezioni. Ad ogni modo il primo banco di prova sarà la votazione popolare del prossimo febbraio sul raddoppio del Gottardo, seguito a ruota da quello riguardante il rinnovo dei poteri comunali. Due appuntamenti con le urne forse decisivi per il futuro politico dei Verdi di casa nostra. Una cosa è sicura: ancorché breve, la presidenza sarà per Delcò Petralli molto impegnativa. Anche perché bisogna capire come si muoverà la sua piccola squadra di deputati al Gran Consiglio, di cui oltretutto la nuova coordinatrice degli ecologisti ticinesi fa parte. Piaccia o non piaccia lo stile del suo predecessore, Sergio Savoia ha il merito di aver portato i Verdi a fare gruppo nel Legislativo cantonale. Non è stato un risultato da poco, perché solo i gruppi hanno accesso alle commissioni, ovvero agli organi parlamentari dove per finire si prendono le decisioni. Solo che nel gruppo ecologista quattro deputati – lo stesso Savoia, Denti, Merlo e Patuzzi – su sei sono fra i promotori di ‘Noi’, l’associazioni costituitasi di recente con scopi ufficialmente culturali (per citare Franco Denti), che a medio termine potrebbe però trasformarsi in partito. Un nuovo soggetto politico. Ipotesi peraltro mai apertamente scartata da coloro che hanno dato vita a ‘Noi’. Per ora nessuna scissione. Tuttavia la prospettiva di una separazione resta, anche dopo l’assemblea dell’altro ieri. Non invidiamo Francesco Maggi. Riuscirà a mediare le posizioni in seno al gruppo parlamentare che dirige? Riuscirà a conciliare toni aggressivi e toni concilianti, alla luce di quanto ha dichiarato sabato a Lugano la neopresidente?

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