Commento

Valori da lucidare

Un milione di persone in “marcia per la giustizi
25 luglio 2017
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Di tanto in tanto vale la pena ridircelo: ‘Evviva la democrazia!’. Già, perché anche da noi non mancano gli ignoranti che al primo problema irrisolto si dicono certi che… ‘ah se ci fosse un uomo forte certe cose andrebbero altrimenti’. Ci penserebbe lui a fare ordine e via discorrendo. Diciamoci quindi che la democrazia e la separazione dei poteri sono valori altissimi che vanno difesi senza tentennamenti, giorno per giorno.

Ascoltando le notizie di questi giorni, provenienti da Polonia e Turchia, qualche brivido lo si avverte. Per fortuna a Varsavia il presidente Andrzej Duda ha per ora bloccato una riforma appena benedetta dal senato, che mina proprio al cuore la separazione dei poteri. La riforma attribuisce infatti al governo il controllo della Corte suprema e del sistema giudiziario, limitando l’autonomia dei giudici. Fa male – e risulta oltremodo incomprensibile – che a questo si sia giunti proprio in un Paese che per anni ha conosciuto la morsa del comunismo sovietico. In certi Paesi (pensiamo all’Italia) proprio l’esperienza della dittatura è stata talmente marcante che quando alla fine della Seconda guerra mondiale la popolazione ha spedito a casa i Savoia ha scelto la forma repubblicana, istituendo un sistema democratico tutto sommato forte perché debole. Nel senso che il parlamento, col voto di sfiducia, memore della brutta parentesi del cavalier Benito, ha introdotto in ogni momento la facoltà di destituire l’esecutivo. Non per nulla (anche per questo) i governi italiani hanno vita breve. Lunga vita quindi alla separazione dei poteri che permette a ciascuno di controllare l’altro nel rispetto delle reciproche prerogative. Di controllarlo e non di primeggiare o peggio ancora di sottometterlo.

E da Varsavia andiamo ad Ankara. A destare ancora più gravi preoccupazioni da oltre un anno è infatti la Turchia degli arresti di massa e delle purghe in vari ambiti sospetti al regime. Si parla di ben 50mila arresti. Emblematici il botta e risposta della scorsa settimana fra Berlino e la capitale turca, l’imprigionamento dei difensori dei diritti umani e, non da ultimo, quello dei giornalisti di testate critiche che ancora osano. Ancora una volta siamo al drammatico annullamento del principio della separazione dei poteri, a maggior ragione dopo le riforme fatte adottare da Erdogan, perché quello che vuole e dice il presidente è legge. Mentre promulgare le leggi deve rimanere prerogativa del parlamento. E perché tutto quello che desidera il presidente equivale a una sentenza, ma le sentenze le pronunciano i tribunali. Come ha scritto sulle nostre colonne il responsabile di Amnesty difendere i diritti umani in Turchia è diventato reato. Tragico e triste.

Rendiamoci conto che questi fatti di cronaca e relative discese agli inferi dei sistemi politici vigenti avvengono non così lontano dalle nostre fron­tiere. Ecco perché vale la pena rilucidare il valore e le opportunità che ci offre una democrazia matura come la nostra. Materia non solo per il Primo agosto.

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