Mendrisiotto

Vaccini e vaccinati, 'nessuna fuga'. Merlani: 'Ma si può fare meglio'

(Samuel Golay)
13 settembre 2017
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Quello svizzero è, tutto sommato, un popolo di... vaccinati. E i ticinesi, qui, non fanno eccezione. Nel Paese, insomma, non si registra nessuna fuga dalle vaccinazioni. Le statistiche parlano chiaro: tra l’85 e il 95 per cento dei bambini risultano ‘protetti’. In effetti i numeri sono stabili, se non in crescita. Anche se si potrebbe sempre fare meglio e se i contrari sembrano gridare più forte (almeno sul web e i social). A rilanciare un tema sensibile, quanto discusso, è stata la serie di casi di pertosse (riferiti dal 'CdT' di ieri) segnalati, nei mesi scorsi, in alcune zone del Mendrisiotto. Un focolaio circoscritto che sta già rientrando. Insomma, niente a che vedere con una epidemia. E qui l’Ufficio del medico cantonale è perentorio.

«È vero, il cosiddetto sistema sentinella, affidato ad alcuni medici sul territorio, ha mostrato come negli ultimi anni la pertosse sia circolata di più in Svizzera e in Ticino, con un picco importante nel 2013-2014, sceso poi nel 2015 – ci spiega il medico cantonale Giorgio Merlani –. Un accumulo locale di casi può verificarsi soprattutto all’interno di una comunità meno vaccinata, dove la malattia si può diffondere con più facilità».

Oggi si può parlare di una tendenza a sfuggire alla prassi delle vaccinazioni?

Non dimentichiamo che la vaccinazione resta un atto sanitario volontario. Il Consiglio federale ha attivato la Commissione federale per le vaccinazioni, composta da un gruppo di esperti, che ha portato a redigere un calendario vaccinale raccomandato. Che è diverso da un obbligo. Alcuni ci aderiscono e in modo completo, altri no, per dimenticanza o perché contrari alle vaccinazioni. Resta il fatto che le vaccinazioni sono prodotte per impedire e prevenire certe malattie infettive, o quanto meno per ridurre la probabilità di contrarle o, comunque, avere una evoluzione clinica della patologia meno grave.

Per quale motivo si sceglie di vaccinarsi di meno?

Non ho una risposta e non vorrei aprire una polemica. È una constatazione.

Il fenomeno interessa pure il Ticino?

Facciamo regolarmente un rilevamento della copertura vaccinale nel cantone. E i dati non sono crollati, non è venuta meno la fiducia nei vaccini. Anzi, per certi versi ci si vaccina meglio. In tutta onestà, quindi, non si registra una tendenza negativa. Ciò che, a titolo personale, mi stupisce è semmai come sia possibile che, con tutta l’evidenza scientifica a disposizione sulla sicurezza e l’efficacia dei vaccini, ci siano ancora persone che non vogliono vaccinare i propri figli. In altre parole, al di là delle cifre significative della copertura vaccinale, la vera domanda è: perché non registriamo una copertura del 100 per cento?

Come medico cantonale fatica a farsene una ragione?

Nel 2017 si da fiducia al sistema sanitario, al proprio medico, ma non alle vaccinazioni. Ci sono correnti che si oppongono e non si comprende per quale ragione: ed è preoccupante che si diano tanta pena per mostrare la tossicità dei vaccini. I medici lo toccano con mano, vivendo il territorio: i casi di morbillo, ad esempio, sono fra i bambini non vaccinati.

Eppure non è una questione di costi, se è vero che per una dose di vaccino si va sui 10 franchi. Anche qui è un fatto di responsabilità sociale?

Forse si sta talmente bene da dimenticare cosa si è passato. La gente ritiene le malattie infantili banali: ma non si vedono quasi più perché ci si vaccina. Tutti vogliono il meglio per i propri figli: non ho dubbi. Ma è triste che persone senza competenze specifiche, basandosi su credenze o informazioni non scientifiche e convinti di fare il meglio, operino scelte che mettono in pericolo i bambini e chi sta loro vicino.

E gli effetti su web e social sembrano essere davvero virali.

Spero un giorno di poter ridere del fatto che, ai tempi, bisognava convincere le persone che è meglio vaccinarsi.

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