Commento

Una scelta ad alto rischio

(Davide Agosta)
12 luglio 2017
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L’Ufficio presidenziale del Plr ticinese punta tutto su Ignazio Cassis. Lo fa perché il 56enne consigliere nazionale è il candidato della Svizzera italiana «con le migliori chance», ha detto ieri il presidente del Plrt Bixio Caprara. Ma lo fa soprattutto partendo da un duplice presupposto: che dalla Svizzera romanda giungeranno una o più candidature; e che alla fine il gruppo parlamentare liberale-radicale sottoporrà all’Assemblea federale un ticket con un romando e un ticinese per la successione in Consiglio federale del dimissionario Didier Burkhalter. In quest’ottica lanciare nella corsa più candidati «favorirebbe sicuramente la dispersione delle forze, così come favorirebbe interessi particolari contrapposti», ha insistito Caprara.

Diciamolo: l’analisi dei rischi fatta a tavolino dai vertici liberali-radicali a Sud delle Alpi, e la scelta di strategia e persona che ne è derivata, possono starci. Gli scenari considerati sono verosimili. Le sezioni ginevrina e vodese mordono il freno: ancora ieri hanno confermato l’intenzione di essere della partita. E la stessa Petra Gössi (vedi intervista a pagina 2) giudica al momento “poco probabile” che la ‘frazione’ liberale-radicale se ne esca con un solo candidato ufficiale, mettendo in questo modo l’Assemblea federale davanti al fatto compiuto.

Non solo. È nient’affatto scontato che – se dal Ticino giungesse a Berna più d’un nome, ipotesi assai peregrina – la ‘frazione’ del Plr deciderà di nominare due ticinesi quali candidati ufficiali, o di optare per un ticket a tre nel quale affiancare a questi un/a romando/a. Ma anche in caso di ticket misto Ticino/Romandia, oltre Sarine all’orizzonte non si profilano pesi massimi in grado di azzerare l’enorme credito che Cassis può vantare nella circostanza per il semplice fatto di essere un rappresentante della Svizzera italiana. Infine: malgrado le pressioni esterne, provenienti soprattutto dalla sinistra, la questione femminile in seno al Plr dovrebbe restare marginale. Le stesse donne liberali-radicali sembrano orientate a passare la mano, riponendo le loro speranze nella successione di Johann Schneider-Amman tra un paio d’anni o giù di lì.

Anche la scelta della persona può starci, dicevamo. Se non altro per difetto: è difficile credere che una Laura Sadis o un Christian Vitta possano avere più chance di Cassis davanti all’Assemblea federale. Il medico di Montagnola è lungi dal fare l’unanimità in Ticino, sia dentro che fuori il Plrt, anche perché non è uno che ha fatto la classica gavetta. La presidenza del Plr svizzero a metà giugno ha indicato in “un bilancio politico completo in seno al partito” uno dei criteri principali che i futuri candidati avrebbero dovuto soddisfare. Ma nessuno ormai sembra farci caso. Per Caprara e i suoi, Cassis «risponde perfettamente al profilo» richiesto. Ed è pur vero che, se proprio vogliamo ragionare sull’aderenza all’identikit tracciato, Sadis e Vitta non sono messi meglio del prescelto.

Detto questo, la scelta della candidatura unica Cassis comporta grossi rischi. Il diretto interessato pare esserne il più consapevole: «Sono cosciente che non sarà facile. Sarà un percorso ad ostacoli, ricco di trappole. I veleni sono già partiti. Nulla è scontato, nulla è regalato». Qualcuno, il regalo di lasciar passare alcune dichiarazioni sentite ieri (Cassis se l’è presa con chi ha una «visione diabolica delle casse malati» e vede l’associazione che lo paga lautamente, Curafutura, «quasi come fosse un’organizzazione terroristica»), di certo non glielo farà. Perché è vero, siamo in un sistema di milizia: ma stiamo pur sempre parlando di organizzazioni che svolgono un mandato pubblico, non di un’azienda qualsiasi.

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