L'analisi

Una fotografia più precisa

24 maggio 2017
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Da tempo si fa un gran parlare, sopratutto a Sud del San Gottardo, dei dati sulla disoccupazione e della loro validità ai fini della fotografia reale di un fenomeno complesso tanto che ci si è divisi in due ‘partiti’: i seguaci delle cifre diffuse dalla Seco (Segreteria di Stato per l’economia) e quelli adepti dell’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro). Da ormai più di 25 anni (dal 1991) l’Ufficio federale di statistica pubblica, prima a cadenza annuale, dal 2010 a cadenza trimestrale, la rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera, meglio conosciuta con l’acronimo di Rifos.

Ebbene, questa statistica ha l’obiettivo di fornire dati sulla struttura della popolazione attiva e sul comportamento in materia di attività professionale. La rigorosa applicazione delle definizioni internazionali permette di confrontare i dati nazionali con quelli dei Paesi Ocse o dell’Unione europea. Rispetto all’indagine Ilo ha il pregio di sondare un campione molto ampio: 126mila interviste ogni anno che danno una fotografia la più completa e rigorosa possibile. Si indagano, per esempio, oltre all’attività professionale, anche le ragioni dell’inattività (pensione, formazione eccetera) Stando all’ultima rilevazione il numero degli occupati in Svizzera è aumentato dello 0,6% nel primo trimestre 2017 rispetto a un anno prima, toccando quota 4,965 milioni. Il numero degli uomini occupati è salito dello 0,7%, quello delle donne dello 0,4%. In termini di equivalenti a tempo pieno (Etp), l’aumento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente ha raggiunto lo 0,5% (uomini: +0,3%; donne: +0,7%).
Stando ai dati dell’Ust il numero di lavoratori stranieri è cresciuto dell’1,4% e quello dei lavoratori svizzeri dello 0,2%. La manodopera estera è aumentata maggiormente tra i frontalieri (permesso G: +3,2%), seguiti dai titolari di un permesso di domicilio (permesso C: +1,7%). In calo, invece, il numero di occupati con un permesso di dimora (permesso B o L in Svizzera da dodici mesi o più: -0,4%) e quello dei titolari di un’autorizzazione di breve durata (permesso L, in Svizzera da meno di dodici mesi: -3,6%).
Sempre nel primo trimestre 2017 in Svizzera risultavano disoccupate 256mila persone secondo la definizione dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), 2mila in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, una cifra corrispondente al 5,3% della popolazione attiva, una percentuale identica a quella del primo trimestre 2016.
Corretto secondo le variazioni stagionali, il tasso di disoccupazione è leggermente aumentato rispetto al trimestre precedente (dal 4,8 al 5%), dopo essere diminuito molto lievemente tra il terzo e il quarto trimestre 2016.
Il tasso di disoccupazione giovanile (dai 15 ai 24 anni), sempre ai sensi dell’Ilo, è diminuito dall’8,4% al 7,9%. È per contro leggermente aumentato nella fascia di età compresa tra i 25 e i 49 anni (dal 5,4 al 5,5%) ed è rimasto stabile in quella tra i 50 e i 64 anni (al 4,2%).
Il tasso si è leggermente contratto tra gli uomini (dal 5,5 al 5,4%) ed è rimasto invariato tra le donne (al 5,2%). Tra gli svizzeri il tasso di disoccupazione è rimasto fisso al 3,7%, mentre è diminuito tra le persone di nazionalità straniera (dal 10 al 9,7%).
Da un anno all’altro il numero dei disoccupati di lunga durata ai sensi dell’Ilo (un anno o più) si è ridotto da 104mila a 95mila. Rispetto al totale dei disoccupati, anche la quota di quelli di lunga durata è diminuita, passando dal 40,2 al 37%. La durata mediana di disoccupazione si è abbreviata da 243 a 189 giorni.
Infine, nel primo trimestre i lavoratori a tempo parziale erano 1,694 milioni (+19mila). Di questi, 354mila erano sottoccupati, ovvero avrebbero voluto lavorare di più ed erano disponibili a farlo sul breve termine. Il tasso di sottoccupazione era del 7,3%, in aumento rispetto a quello dello stesso periodo dell’anno precedente (7%).

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