Impact Journalism

Un Wc che fa acqua

Questo gabinetto è in grado di riciclare l'acqua della pipì
20 giugno 2015
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di Bertrand Beauté, 24 Heures, Svizzera

«Oggi, sei miliardi di persone nel mondo possiedono un telefono cellulare, ma solo 4,5 dispongono di servizi igienici decenti». Kristele Malègue, coordinatrice della Water Coalition, una Ong che organizza campagne per l'acqua pulita, riassume la situazione in una frase: un terzo della popolazione mondiale non ha accesso a servizi igienici adeguati, e un miliardo di persone deve defecare all'aperto. «Questa scarsità, che è ancora un tabù nella società, rappresenta un vero e proprio scandalo. Questo problema ha gravi conseguenze per la salute, la nutrizione delle persone e l'educazione, l'economia e l'ambiente – prosegue Malègue – Ogni anno, un milione e mezzo di bambini muore per gli effetti della diarrea causata da acqua potabile contaminata da materiale fecale».

Per affrontare la questione, i ricercatori svizzeri di Eawag e Eoos, azienda di design con sede a Vienna, hanno concepito un nuovo tipo di latrina, chiamata "Blue Diversion", nell'ambito del "Reinvent TheToilet Challenge (Rttc)" organizzato dalla Bill & Melinda Gates Foundation. «Gli sciacquoni, che sono comunemente usati nei Paesi industrializzati, sembrano essere la soluzione ideale. Tuttavia, è difficile installarli nei Paesi in via di sviluppo. In molti luoghi, infrastrutture come le fognature e gli impianti di trattamento delle acque semplicemente non esistono, e spesso non c'è abbastanza acqua per il risciacquo. Le latrine a pozzo hanno fatto pochissimi progressi nel corso della storia, e non soddisfano i requisiti in materia di igiene», sottolinea Christoph Lüthi, project manager di Eawag. «Abbiamo voluto progettare un tipo di latrina radicalmente diverso, che per funzionare non necessiti di considerevoli infrastrutture e che, allo stesso tempo, offra un'igiene elevate».

“Blu Diversion” assomiglia a un gabinetto alla turca di plastica blu, con due fori: uno per l'urina e l'altro per le feci. «Lo scopo è quello di separarle per facilitare l'eliminazione degli agenti patogeni e risparmiare acqua», spiega Christoph Lüthi. Attraverso un processo di nitrificazione, l'urina viene convertita in fertilizzante. Ma ciò che rende radicalmente diverso questo progetto è il circuito idraulico autonomo integrato. «Abbiamo dotato i nostri servizi igienici di un soffione doccia per pulire il gabinetto e per l'igiene anale, come si fa in un gran numero di Paesi, e con un lavandino per lavarsi le mani», continua Lüthi. «Ogni volta che l'acqua scorre, una valvola chiude automaticamente i contenitori dell'urina e delle feci. Ciò consente di recuperare tutto il liquido».

Sottoposta a trattamento biologico, l'acqua sporca viene disinfettata e filtrata tramite una membrana a gravità. Un sistema di elettrolisi a energia solare produce poi il cloro per prevenire la formazione di batteri indesiderati. «Questo sistema brevettato è in grado di trattare 1,5 litri all'ora ed è perfettamente adeguato allo scopo, in quanto il dispositivo contiene 60 litri in totale. L'acqua prodotta si può anche bere, anche se non lo consiglio perché sarebbe poi necessario riempire di nuovo il serbatoio», annota Lüthi. In ogni caso, prosegue, «nel normale uso vengono persi ogni settimana da uno a due litri».

Nel 2013 il primo prototipo di “Blue Diversion” è stato testato con successo in Uganda. «Il dispositivo è stato accolto molto bene dalla gente, durante le prove a Kampala.Queste prime prove ci hanno permesso di individuare alcuni difetti». Un nuovo prototipo viene testato attualmente a Nairobi, in Kenya. “Blu Diversion” è stato insignito nel 2014 del Premio per l'Innovazione dalla International Water Association (Iwa).

«Ora stiamo cercando partner industriali e investitori in modo da poter produrre le unità in quantità superiori», rileva il project manager di Eawag. «La produzione di serie ridurrà il costo. L'obiettivo è portare il un prezzo di vendita a 500 dollari per apparecchio con una durata prevista di dieci anni».

Aggiunge Malègue: «La mancanza di servizi igienici colpisce soprattutto l'Africa sub-sahariana, dove solo il 30% della popolazione ha accesso a toilette decenti. In India, quasi la metà della popolazione è costretta a defecare all'aperto, e anche in Europa 20 milioni di persone non hanno ancora servizi di qualità». Devono essere quindi sviluppati diversi approcci che si adattino a ogni singola situazione.

 “Blu Diversion” potrebbe essere utile in aree remote. «L'esigenza principale, come detto, la riscontriamo in Africa e in India – conferma Lüthi –, ma i nostri gabinetti possono essere utili anche altrove, in particolare nei rifugi e nei villaggi remoti. E, cosa più importante, alcuni Paesi sono interessati anche al sistema di purificazione dell'acqua che abbiamo sviluppato, senza i servizi igienici, perché produce acqua potabile.”

Nel frattempo, i ricercatori stanno attualmente analizzando cosa si può fare con le feci. «Attualmente il nostro sistema converte in concime solo le urine. Gli attuali contenitori devono essere smaltiti e pongono dei problemi causati dagli agenti patogeni che contengono», evidenzia Lüthi. «Stiamo lavorando a un sistema per bruciare questo residuo solido e, mi auguro, saremo operativi per la fine di 2015».

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