Auto e moto

Un colpo al cerchio...

Il pilota e titolare della rinomata Riding School
27 giugno 2017
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Tanti appassionati sportivi si chiedono se valga la pena sostituire i cerchi della propria moto e quali vantaggi potrebbero scaturire, noi ve lo diremo subito

Da parecchio tempo desideravamo approfondire una tematica legata al tuning della moto e grazie alla collaborazione con l’azienda OZ Racing siamo riusciti a realizzarlo. Non si tratta di classiche modifiche al motore o alla ciclistica e nemmeno all’elettronica, bensì la dotazione di un intrigante paio di cerchi leggeri in magnesio forgiato: modello OZ Cattiva.
Tanti appassionati sportivi si chiedono se valga la pena sostituire i cerchi della propria moto e quali vantaggi potrebbero scaturire, noi ve lo diremo subito.


Chiare tendenze


I produttori di motociclette, per migliorare ulteriormente le già elevate prestazioni delle loro supersportive, investono sempre più risorse nella ricerca di materiali alternativi che permettono di contenere ulteriormente i pesi, ultimi esempi in ordine di tempo sono il modello Superleggera di Ducati e HP4 di BMW che fruiscono di telaio e cerchi in carbonio.
    
E = I ω2 
 

Nel caso della motocicletta possiamo suddividere la massa totale in due nature: quella cosiddetta sospesa, come il motore o il telaio, e quella non sospesa, come le ruote o il forcellone. Si dice che maggiore è il rapporto tra le due masse e migliori saranno le prestazioni del veicolo.
Per quanto riguarda il nostro test dobbiamo tenere in considerazione soprattutto il fatto che le ruote sono corpi rotanti e quindi generatrici di due forze che rendono la guida maggiormente impegnativa per il pilota.
La prima, che percepiamo in accelerazione e in frenata, è l’energia cinetica rotazionale che si accumula nelle ruote, questa dipende soprattutto dalla velocità di rotazione (il suo rapporto è al quadrato) e dal momento d’inerzia generato, che nel nostro caso pratico sarà la massa del cerchio situata nella zona del canale che risulta la più influente perché moltiplicata per il raggio giratorio.
Il secondo effetto su cui ci concentreremo sarà il momento giroscopico generato dalla rotazione delle ruote che tenderà a stabilizzare il moto della nostra motocicletta.
Anch’esso legato al momento d’inerzia ci ostacola durante la fase di discesa in piega e nei cambi di direzione.


Riding School Pedersoli


Torniamo alla pratica che raffigura la parte più stimolante. Grazie all’ospitalità offerta dalla Riding School Pedersoli e dalle sue competenze di guida in quel che si può definire il suo giardino di casa, l’autodromo di Franciacorta, il test si è potuto svolgere in condizioni tecniche logistiche ideali.
La scelta del luogo è stata fatta in funzione della varietà di curve, varianti e frenate offerte dal tracciato, che lo rendono tecnico e fisico. Unico neo le velocità relativamente contenute, che come visto nella parte teorica non hanno aiutato a esaltare le disuguaglianze di guida. In sella a una Yamaha R1 munita di acquisizione dati ci siamo alternati alla guida in condizioni di pista pressoché libera, mentre nei box il nostro team di tecnici era pronto ad alternare i cerchi originali Yamaha in magnesio con il raffinato modello Cattiva della casa OZ, che rappresenta il meglio della loro esperienza acquisita in tanti anni di racing in MotoGP e Superbike, tradotta in una produzione omologata strada destinata agli appassionati più esigenti. In entrambi i cerchi le stesse gomme Dunlop D212 GP racer.


Imprevisto


Purtroppo durante il test si è presentato un inconveniente tecnico sulla moto che non siamo riusciti a eliminare. L’impianto frenante malgrado nuove pastiglie e uno spurgo non riusciva a reggere lo stress sottoposto dai tester e dopo pochi giri perdeva improvvisamente efficacia. Niente paura, ciononostante e malgrado il caldo pomeridiano estivo siamo riusciti
a poter inanellare alcuni giri regolari di riferimento.

Incredibile!


Sebbene preferiamo non parlare della fase di frenata, l’anomalia alla pompa dei freni non è comunque riuscita a rovinarci la festa. Sulla guida della supersportiva di Iwata accessoriata con cerchi Cattiva OZ l’opinione dei tre tester è stata immediatamente univoca. Le prime parole pronunciate da Luca Pedersoli dietro la visiera del casco appena rientrato nella corsia box sono state liberatorie: incredibile, è incredibile. Difatti, ci siamo immediatamente accorti che la guida della R1 è diventata ancora più piacevole e redditizia. Se da un lato eravamo contenti per aver percepito quello che tanto speravamo, una maggior reattività della moto nei cambi di direzione e nel scendere in piega (azzerata la tendenza a “murare” attorno a i 40 gradi), quello che ci ha meravigliato è l’accresciuta precisione di guida e la tendenza della moto a rimanere incollata alla corda. La moto ha assimilato ulteriore precisione di guida e, abbinata a un minor sforzo fisico, regala un sapore di guida fantastico e più tecnico. A contribuire a questi miglioramenti non sono probabilmente solamente le masse e le inerzie inferiori, ma anche le maggiori rigidità di costruzione. Confrontando i due giri più veloci nelle diverse configurazioni (vedi riquadro dedicato alla telemetria) viene mostrato un tratto dove Luca è riuscito a guadagnare due decimi di secondo e il suo commento ancora ignaro dei risultati è stato: fai la curva in piega a destra poi freni e inserisci la moto nel tornantino e sembra di guidare una mountain bike!
In conclusione possiamo confermare che il piacere di guida in compagnia dei cerchi Cattiva OZ è insindacabile, logica conseguenza dovrebbe essere il miglioramento del tempo sul giro, insomma un colpo al cerchio e uno al cronometro.
Buona scelta.

Elevate qualità di costruzione, i cerchi Cattiva di OZ sono un gioiello della meccanica

Differenza di peso:

Cerchi:Yamahaanteriore: 3982posteriore: 5978parastrappi: 1265
 OZanteriore: 3085posteriore: 3689parastrappi:   857
 differenze8973186408

 

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