Estero

Turchia, dopo 9 mesi di carcerazione preventiva, alla sbarra i giornalisti di Cumhuriyet

(ERDEM SAHIN)
24 luglio 2017
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Davanti ai giudici di Istanbul sfilano reporter e amministratori del giornale Cumhuriyet, bandiera dell'opposizione laica al presidente Recep Tayyip Erdogan. Uno dopo l'altro, alcuni dei nomi più noti del giornalismo turco prendono la parola per respingere le accuse di "terrorismo", in un processo atteso da mesi e diventato simbolo della lotta per la libertà di stampa nel Paese con il record mondiale di reporter in galera.

"Il giornalismo non è un crimine", dice, fissando i magistrati, Kadri Gursel, editorialista del quotidiano e rappresentante in Turchia dell'International Press Institute. Insieme a lui, alla sbarra ci sono altri 16 membri dello staff, tra giornalisti e amministratori, oltre a due freelance. Undici di loro sono arrivati in aula da detenuti, quasi tutti in carcerazione preventiva ormai da 9 mesi. A vario titolo, vengono accusati di legami con la presunta rete golpista di Fethullah Gulen e il Pkk curdo, e rischiano fino a 43 anni di carcere.

Per l'opposizione, è un processo "politicamente motivato" contro una delle poche voci critiche rimaste nei confronti di Erdogan, dopo la chiusura di oltre 150 media e l'arresto di 166 giornalisti sotto lo stato d'emergenza post-golpe. Di fatto, è un processo al giornale stesso: imputati sono infatti il direttore Murat Sabuncu, l'amministratore delegato Akin Atalay, il vignettista storico Musa Kart, il reporter investigativo Ahmet Sik. In contumacia si processa anche l'ex responsabile del giornale, Can Dundar, che aveva già trascorso 92 giorni in carcere per lo scoop sul passaggio in Siria di armi su tir degli 007 turchi. Prima del putsch, ha trovato asilo in Germania. Da lì, oggi definisce "ironico" che questo maxi- processo al giornale più antico della Turchia sia iniziato proprio nel giorno consacrato alla libertà di stampa sin dal 1908, quando venne abolita la censura ancora sotto l'Impero Ottomano.

All'esterno del tribunale di Caglayan, dalle prime ore del mattino si sono riuniti centinaia di sostenitori di Cumhuriyet. "Diritto, legge, giustizia", hanno scandito i manifestanti, riecheggiando lo slogan della 'marcia per la giustizia', avviata dall'opposizione dopo l'arresto del deputato del Chp Enis Berberoglu, anche lui ex giornalista, ritenuto la fonte dello scoop sulle armi in Siria. Una mobilitazione è stata lanciata anche in Italia da Articolo 21, Federazione nazionale della Stampa, Amnesty International (Ai) e diverse altre organizzazioni, con l'hashtag #nobavaglioturco. Le udienze sono previste fino a venerdì, ma il processo ha già superato i confini del tribunale e domani, insieme agli arresti dei vertici di Amnesty, approderà a Bruxelles sul tavolo del dialogo di alto livello con Ankara. "Oggi è la giornata della libertà di stampa in Turchia ed è piuttosto preoccupante ciò che accade nel Paese riguardo a giornalisti e media", ha detto il commissario Ue all'Allargamento, Johannes Hahn, promettendo di sollecitare le autorità di Ankara a "rispettare la libertà di espressione".

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