Società

Torino: “Non do il negozio a chi divide la sua vita con un africano”

(©Ti-Press/Davide Agosta)
9 agosto 2017
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Il fidanzato è di colore e quando un commerciante ha visto le sue foto su Facebook è scattato il 'nient'. Perché l’uomo, che cercava una commessa per il suo negozio di musica, non intende “affidare la cassa a chi divide la sua vita con un africano”. L’episodio a Torino, a pochi giorni da un altro caso analogo, quello del cameriere a cui un albergo di Cervia ha rifiutato l’assunzione. Sempre per il colore della pelle. E sempre via chat. Una deriva a cui la Filcams Cgil (Federazione italiana lavoratori commercio, turismo e servizi) chiede ora di contrapporre “un’idea diversa di comunità, basata sul rispetto della diversità, sull’accoglienza, sulla solidarietà”.

Per Chiara, 18 anni compiuti da poco, il rifiuto del commerciante è stato come un pugno nello stomaco. “È vergognoso, sono senza parole. Una cosa del genere non è degna di un Paese civile”, si sfoga al telefono, raccontando la sua storia. Quella di una giovane che voleva soltanto trovare una occupazione per aiutare la sua famiglia e che si è vista rifiutata perché “colpevole” di essere fidanzata con Olivier, 19enne nigeriano. “Ho messo un annuncio su Facebook – spiega la ragazza – e il titolare del negozio mi ha contattata, chiedendomi un curriculum. Quando ha visto sul social le foto col mio fidanzato, mi ha scritto che non voleva una persona come me”. La reazione è stata di rabbia. “Purtroppo l’ho insultato”, ammette. Poi ha reso pubblica la conversazione. Compresi i messaggi in cui l’uomo scrive che per lui può “uscire anche con il mostro di Firenze” purché non debba affidarle la cassa. La discussione sul social è stata lunga. “Ha scritto che sono una 18enne squinternata, che di ragazzi neri ne ho 50. Cose così. Qualcuno l’ha minacciato e lui si è cancellato da Facebook”.

E del commerciante, ora in vacanza, non c’è traccia. La serranda del negozio di musica, vicino al Lingotto, è abbassata per ferie. Chi conosce il titolare, però, è incredulo. “L’ho sempre visto lavorare da solo. E mi sembra una brava persona. Non mi pare il tipo da fare queste uscite”. Incredula, però, lo è rimasta anche Chiara. “Certo, so che alcune persone sono razziste. Ma non pensavo sino a questo punto”. Il Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e la tutela dei diritti di utenti e consumatori) chiede alla sindaca di Torino, Chiara Appendino, di chiudere il negozio. Mentre la vicepresidente nazionale di Confcommercio, la torinese Maria Luisa Coppa, prova a consolare la ragazza. “Rispetto e integrazione sono valori che animano le nostre attività; episodi come questo non appartengono alla nostra cultura – sottolinea –. La storia delle nostre imprese è fatta anche da molti collaboratori immigrati, assunti per la loro voglia di lavorare, per le loro capacità professionali e con la speranza di offrire loro un futuro migliore”.

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