Commento

Tela politica alterofobica

20 febbraio 2016
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Senza soffermarci sui risvolti, non si può negare che da tempo si stia ricamando nel Ticino una tela politica alterofobica. L’‘altro’ non piace, reca danno. L’altro è oltre i confini nazionali. Ha una identificazione precisa: l’Unione europea esecranda, l’Italia arruffona. L’altro è però anche dentro i confini: è la Berna federale, assente e negligente. Si nutre così la convinzione che i problemi non sono quasi mai nostri, ci vengono creati dagli ‘altri’, contro la nostra volontà, con meccanismi perversi messi in moto altrove. Non si vuol negare che qualche fondata ragione in questo atteggiamento cantonticinese possa esserci. Benché sia sempre preminente una costante storica: trovare giustificazioni alle proprie manchevolezze all’esterno di noi stessi. Qualche dubbio su un minimo di razionalità politica in quegli atteggiamenti lo pongono però le grandi incoerenze che sempre li accompagnano. Gli esempi sono numerosi e ci si potrà ritornare (Rsi, finanziamenti ricerca, territorio). Ce n’è comunque uno che eccelle: il traffico. Poiché ogni atteggiamento alterofobico ama tradursi in perdite, limitiamoci a quel criterio paraeconomico.
Se siamo contro l’invasione estera, in tutte le sue forme, dovremmo essere soprattutto contro quel 75 per cento di traffico stradale dominante rappresentato da camion e tir che entrano a Basilea, attraversano il Gottardo, escono a Chiasso lasciandoci solo danni, nessun vantaggio. Dovremmo poi essere guardinghi su un accadimento scontato. Se la Svizzera avrà a disposizione il raddoppio di una galleria autostradale fondamentale di transito nord-sud, quella galleria a maggior ragione non sarà più svizzera ma europea. L’esecrata Unione europea avrà tutti gli strumenti (persino ricattatori, se necessario) per imporci ciò che interessa alla sua politica dei trasporti, costringendoci a liberalizzazioni e tonnellaggi superiori. Le paratie costituzionali vendute ora come certe (già alquanto ipocrite) salteranno in aria.
Ragioniamo ora secondo ‘logica’ alterofobica cantonticinese. Dovremmo arrivare ad una sola coerente conclusione: dobbiamo evitare ciò che accresce quell’invasione estera, non porre nessuna premessa che renderà dispotica l’Unione europea. Capita invece tutto il contrario. Primi incoerenti i partiti antieuropei. Addossandoci per di più costi che sono ‘bernesi’ o serviranno alle nostre spalle come scambio europeo a Berna. Se infatti i soli costi ‘esterni’ (ambiente, rumore, salute, incidenti) del traffico stradale in Svizzera sono stati valutati dalla stessa Berna (analisi dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale, 2010) in 7,7 miliardi di franchi, si può ipotizzare che passando circa un terzo del traffico sull’asse nord-sud, si lasciano danni-costi al Ticino per 2 miliardi e mezzo, senza averne in contropartita un soldo. A fortiori, quindi, fosse solo per giustizia di cassa del rivendicativo Ticino, l’alterofobia dovrebbe esprimersi con opposizione radicale e persino razionale. Più che in altri settori. Eppure, forse per pochi sparuti interessi imprenditoriali, nonostante esistano alternative certe e proficue per il bene comune, la coerenza viene completamente a mancare. Non è escluso che si finirà per votare una volta tanto per lo straniero e per l’Unione europea. Vallo a capire il Ticino alterofobico!

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