Commento

Swisscom proposta indecente

18 febbraio 2017
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In questi giorni gli abbonati Swisscom stanno ricevendo una lettera (che scotta, ma non ce se ne accorge) con la quale l’azienda sottopone alla clientela una ‘nuova dichiarazione generale di protezione dei dati’. I dati in questione sono i nostri: ossia tutti i dati derivanti dai movimenti e dalle scelte che quotidianamente compiamo per il solo fatto di essere abbonati. Dati che il gigante rossocrociato della telefonia non solo vede e registra, ma desidera pure utilizzare per scopi di marketing. Solo a favore di Swisscom? No, anche di ‘altre società del gruppo Swisscom e di partner commerciali scelti’. Un’affermazione molto generica e decisamente problematica. Insomma, apriamo gli occhi: Swisscom ci sta chiedendo, né più né meno, l’autorizzazione per far fruttare commercialmente i dati che raccoglie da noi quali abbonati. Il gigante blu avanza, oltre tutto, la richiesta dicendoci in sostanza che fa tutto ciò per il nostro bene. Già, perché, come leggere altrimenti quello che sta scritto sempre sulla sua circolare, ovvero: ‘Utilizziamo i suoi dati anche per realizzare profili della clientela con lo scopo di proporle offerte su misura’. Dovremmo dunque anche ringraziare, visto che verrà speso del tempo per curare i nostri profili e farci avere proposte cucite su misura? Ma per favore! L’impressione è che, mettendo le mani sui preziosissimi dati e aprendo la partita a terzi, si stia facendo qualcosa di completamente nuovo. Come facciamo a dirlo? La risposta la si trova nella frase successiva della circolare che recita: ‘Al paragrafo 4 inoltre trova informazioni relative alle nostre modalità di trattamento dei dati nell’ambito della commercializzazione dei contenuti pubblicitari coi nostri partner’. Capita l’antifona? In parole più povere: grazie al fatto che siamo abbonati a Swisscom, l’azienda raccoglie una valanga di dati su di noi e ci trasforma in oggetti di consumo da vendere a sua volta ad altre ditte.
Prima osservazione: se noi siamo oggetti di consumo così gustosi anche per tutta una serie imprecisata di partner Swisscom, ci chiediamo e vi chiediamo chi trova giusto che la società faccia affari con i nostri dati. Rendiamoci conto che i nostri dati hanno un immenso valore, sia personale (perché descrivono tutto delle nostre abitudini) che commerciale. E allora, morale della favola, cari clienti Swisscom, sappiate che se non rifiutate il trattamento dei dati, fate alla Swisscom un regalone che ci penserà lei a far fruttare.
Seconda osservazione: Swisscom, erede del monopolio statale, è in posizione di estrema forza sul mercato. Che si permetta di fare richieste così sfacciate ai propri abbonati rasenta l’indecenza.
Terza osservazione: alzi la mano chi ha la pazienza, ma anche le capacità, di leggere e capire le fitte pagine di condizioni generali allegate, che anziché chiarire le idee all’abbonato che deve decidere per un sì o un no, si ritrova più disorientato di prima. E poi: cosa significa che ‘l’Area clienti le consente ora di decidere personalmente se rifiutare determinate forme di trattamento dei dati personali o ritirare un precedente consenso’. Se non si fa nulla significa che fa stato che cosa? Un precedente consenso? Ma cosa prevedeva quel consenso dato magari anni e anni fa?
Ultima osservazione: nel servizio a pagina 7 spieghiamo cosa sta dietro tutto ciò. Un tentativo non detto da Swisscom (chissà mai perché?) di far decollare – approfittando della propria posizione di estremo vantaggio sul mercato, unitamente a Ssr (pure in una posizione di monopolio e di privilegio del canone) e Ringier – una società (Admeira) di raccolta pubblicitaria che danneggerà ancor più chi, come noi, vive anche di pubblicità. Che a tale disegno partecipino due aziende di fatto parapubbliche come Swisscom e la Ssr è inaccettabile. E legale?

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