Commento

Stupidità e verità

18 marzo 2017
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Oggi la politica deve stupire, stupefare. Se non lo fa non esiste. Per questo anche il lessico politico si adegua alla comunicazione per slogan, a parole d’ordine che non vogliono analisi e argomentazioni più profonde. Con questi metodi corrono però paralleli, con il rischio di incocciare, la stupidità e l’imbecillità. Si dice che in ognuno di noi alberga uno stupido e un imbecille. Stupido deriva dal latino ‘stupeo’ che significa mi stupisco, sono stupefatto. Imbecille, invece, è colui ‘in-baculum’, senza bastone, che ritiene di poter fare a meno di pensiero o di consiglio. Il latino serve ancora a capire. Serve perché suggerisce pure prudenza o modestia quando si osa parlare, non senza rischio di ritorsione, di stupidità e imbecillità che riguardano gli altri. Di questi tempi ne abbiamo però in eccesso. Come non parlarne se si avverte qualcosa di politicamente patologico? Se osserviamo recenti fatti, tutti di produzione locale nonostante gli addentellati ‘stranieri’, noteremo che stupidità e imbecillità vi abbondano. Non si può ignorarle. Primo, perché si è incappati in un settore luogo esecutivo di quella politica diventata stupore e nerbo popolare di un Ticino da purificare e ricostruire. Se ci dovevano quindi essere un’attenzione e un impegno massimi ad eseguire i grandi e formidabili disegni politici del cantone, potere in mano, quello era il settore per eccellenza. Secondo, perché, dopo aver più volte riversato sulla Berna indifferente le nostre sciagure, ecco che proprio da là viene il richiamo a guardarci le nostre pentole. Così, in maniera tragicomica, la realtà finisce per stupire come non si doveva e a rendere attenti sulla differenza che corre tra il proclamare, lo sbraitare, il protestare e l’eseguire. Insomma, tra lo stupore da programma e la stupidità da risultato. Il fatto ticinese ha però addosso un morbo ormai universale. Fa parte di un metodo ‘politico’ diffuso, dominante. Non è allora tanto il fatto corruttivo che interessa (grave, perseguibile, ma la corruzione non è nuova), quanto quello che con una parola forse troppo grossa potremmo definire ‘culturale’. Consiste appunto nello stupire, nell’uscire con condanne che non lasciano scampo e con proposte che facciano colpo elettorale per la loro forza sovvertitrice. Proviamo a pensare ad alcuni esempi in Italia (a Roma), in Francia (Fillon, Le Pen), negli Usa (leggetevi il testo integrale della conf. stampa di Trump, esempio straordinario). Forse, tuttavia, non è neppure una novità ‘culturale’. Nel 1937 (accostamento che fa un po’ paura) un grande scrittore profeta (v. Robert Musil in ‘L’uomo senza qualità’) ammoniva: “Le condizioni della vita attuale sono così oscure, così difficili, così confuse che dalle stupidità occasionali del singolo può nascere una stupidità costituzionale della comunità”. E più avanti: “Non c’è praticamente pensiero importante che la stupidità non sia in grado di utilizzare; essa è mobile in ogni direzione e può rappresentare tutte le sembianze della verità. La verità invece ha un solo abito e una sola via, ed è sempre in svantaggio...”. Pensiamo a pensieri importanti, come democrazia diretta, onestà politica, trasparenza economica, necessità di far meglio di chi è venuto prima dei nostri.

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