Commento

Stabio-Arcisate, tra sogno e realtà

30 giugno 2017
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Neanche nella più ardita telenovela si sarebbero potuti inventare tanti e tali colpi di scena. Vabbè, se ne parla da dieci anni. Ma il fatto è che la realtà della linea ferroviaria transfrontaliera Stabio-Arcisate ha saputo superare davvero la fantasia. A mettere in fila tutte le disavventure patite, quasi non ci si crede. Prima ci si è ritrovati a fare i conti con le terre al veleno. Poi si è dovuta sbrogliare la matassa di un’impresa (poi sostituita) che ha messo a dura prova i nervi di ferrovie e istituzioni italiane (e svizzere). Infine, si sono dovuti incassare gli imprevisti di incidenti e crolli. Un susseguirsi di eventi che, per finire, sono riusciti ad avvelenare gli animi politici sui due lati del confine. E a farlo tanto e più di quell’arsenico scoperto nelle terre del cantiere italiano, varato nel luglio del 2009 – quasi otto mesi dopo quello ticinese – e non ancora terminato. Si era capito da tempo che i giorni goliardici – era il maggio del 2012 – della scommessa fra Borradori (allora capo del Dipartimento del territorio) e l’assessore regionale lombardo Raffaele Cattaneo appartenevano ormai all’aneddotica. Certo, non ci si poteva immaginare che si sarebbe arrivati a darsi dell’inaffidabile da una parte e del bugiardo dall’altra. Il punto è che oggi non solo si è freddata quella famosa cena in palio, si sono irrigiditi (di nuovo) i rapporti fra Cantone e Pirellone (la Regione Lombardia). Rapporti che in questi anni, fra la posa di una traversina e l’altra, avevano già subito non pochi scossoni. Almeno sino all’arrivo del ministro Delrio, che per riallacciare le relazioni e rilanciare il cantiere ci aveva messo la faccia (nell’agosto 2015). Facendo ben sperare. Smontiamo, comunque, subito i più pessimisti: a Varese, partendo da Lugano, passando da Mendrisio e proseguendo (alfine) oltre Stabio, per Arcisate, ci si arriverà. E come annunciato, a partire dal dicembre prossimo. La questione oggi (o meglio da mercoledì) è un’altra: è il tracciato attraverso il quale si approderà a Malpensa. La Regione, si rammarica il Consiglio di Stato, ha cambiato idea, all’improvviso. A Malpensa ci andrà, ma non per via diretta (con la Lugano-Varese), bensì sferragliando tramite la linea Como-Varese, solo dal giugno 2018 e con corse ogni due ore (invece della cadenza oraria programmata). Il risultato, obietterà qualcuno, non cambia. Politicamente cambia, e di parecchio. Anche perché, accusa il governo - in testa il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali –, la Giunta lombarda non ha mantenuto i patti. Quelli siglati nel novembre 2011. Detto fatto, con la stessa unilateralità il Cantone ha tagliato i fondi di 2 milioni – per dirla tutta la copertura del 50 per cento dei costi – alla tratta Varese-Malpensa. Come dire, se la Lombardia non dialoga con il Ticino, allora può fare a meno anche del suo contributo. E qui, ecco l’ulteriore colpo di scena. Le modifiche di tracciato? Discusse e concordate allo stesso tavolo, replica a distanza l’assessore lombardo alle Infrastrutture e Mobilità Alessandro Sorte. Insomma, lamenta, il Cantone non dice il vero. Ma come, se fino a pochi mesi orsono sembrava tutto confermato. Al Dt, ci spiegano dalla Segreteria, lo hanno scoperto per caso, a un incontro tecnico, convocato alcune settimane orsono per parlare di tracce e materiale rotabile. E lì c’erano i vertici del Dipartimento. In effetti, nel messaggio consegnato ai granconsiglieri il 24 maggio scorso – e ora all’esame della Gestione – tutto era come previsto da tempo. Insomma, qui qualcuno la verità non la dice tutta. Con il rischio di innescare, come è già capitato altre volte (dai frontalieri in giù), il solito gorgo di botta e risposta. Con il risultato di perdere di vista il vero significato di una linea, sogno di tanti pendolari.

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