Economia

Si celebra in assenza

3 novembre 2015
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Dopo il rinvio del 12 ottobre è ripreso il processo a Hervé Falciani

La Corte del Tribunale penale federale di Bellinzona ha deciso di processare in contumacia l’ex informatico della filiale ginevrina della banca Hsbc

Un’intervista televisiva non vale come mezzo di prova. Almeno non per la Corte del Tribunale penale federale di Bellinzona che sta giudicando Hervé Falciani in contumacia. Il Ministero pubblico della Confederazione aveva chiesto, in apertura di dibattimento, di aggiungere al dossier una chiave Usb con l’intervista dell’imputato rilasciata mercoledì scorso 28 ottobre a Divonne (Francia). Secondo il procuratore Carlo Bulletti l’intervista conteneva indicazioni interessanti, in particolare sulla situazione personale di Falciani. Ma per i giudici federali la richiesta non era sufficientemente motivata e ha accolto di fatto la richiesta della difesa di Falciani, rappresentata dall’avvocato ginevrino Marc Henzelin. Come aveva già annunciato in precedenza, Hervé Falciani, l’ex informatico della banca Hsbc a Ginevra all’origine di Swis-sLeaks, non si è presentato nemmeno ieri davanti al Tribunale penale federale (Tpf) di Bellinzona. Stando all’atto di accusa Falciani è imputato per acquisizione illecita di dati (art. 143 del Codice penale), spionaggio economico (art. 273 Cp), violazione del segreto commerciale (art. 162 Cp) e violazione del segreto bancario (art. 47 della Legge sulle banche). All’apertura dell’udienza, alle 8.10, la Corte degli affari penali del Tpf ha constatato l’assenza dell’imputato. Dopo una prima interruzione, è stato formalmente avviato il processo in contumacia. L’avvocato d’ufficio, Marc Henzelin, assicurerà la difesa durante il processo che dovrebbe concludersi a fine settimana, ma ha precisato di non avere da tempo più contatti con il suo assistito. Questa mattina riprenderanno le udienze con l’ascolto dei primi testimoni: un agente della Polizia giudiziaria che ha condotto l’inchiesta contro Falciani e un dipendente della banca Hsbc. È stata chiamata a deporre anche l’ex amica del franco-italiano, domiciliata in Libano, ma la sua presenza non è certa. Falciani, 43 anni, è accusato dal Ministero pubblico della Confederazione di aver sottratto e divulgato dati bancari. Il caso ha avuto una ripercussione internazionale che ha messo in imbarazzo la Svizzera e ha contribuito a far pressione sul segreto bancario.

I dati rubati hanno anche consentito lo scorso febbraio a un Consorzio internazionale di media di oltre 40 Paesi, tra cui la Svizzera, in una operazione battezzata ‘SwissLeaks’, di rivelare che non solo evasori fiscali, ma anche trafficanti di droga e finanziatori del terrorismo islamico figuravano fra i clienti della Hsbc. Secondo i dati ottenuti dal quotidiano francese ‘Le Monde’ e poi condivisi con la rete del Consorzio internazionale dei giornalisti d’inchiesta, 180,6 miliardi di euro sarebbero transitati, a Ginevra, sui conti Hsbc di oltre 100mila persone di circa 200 Paesi e di 20mila società offshore, fra il 9 novembre 2006 e il 31 marzo 2007. Un periodo corrispondente a quello della cosiddetta ‘lista Falciani’ fornita al fisco francese e poi circolata tra i servizi omologhi di mezzo mondo. Lo scorso giugno, la Hsbc ha accettato di versare 40 milioni di franchi alle autorità ginevrine, mettendo così fine a un procedimento per riciclaggio di denaro.

 

Il caso

Trasparenza fiscale ancora lontana per i Paesi in via di sviluppo

Nonostante abbia fatto dei progressi, la Confederazione rimane per la terza volta consecutiva al primo posto della speciale classifica di ‘opacità finanziaria’ stilata dalla rete di organizzazioni non governative Tax justice network (Tjn). Se si includessero i territori delle Bermuda e di Jersey, campione sarebbe tuttavia la Gran Bretagna. Secondo Tjn, la Svizzera alimenta un reticolato di paradisi fiscali a livello mondiale e il segreto bancario è “lungi dall’essere morto”. Secondo il rapporto delle Ong, rispetto ad altre grandi piazze finanziarie come il Lussemburgo, quella svizzera è in ritardo in fatto di trasparenza. La Confederazione inizierà soltanto dal 2018 ad attuare lo scambio automatico delle informazioni secondo gli standard Ocse. Stando a Tjn, Berna segue inoltre una strategia del denaro pulito soltanto con i Paesi ricchi e potenti, ma non con quelli in via di sviluppo. Per questo la Svizzera rimane al primo posto – come nel 2011 e nel 2013 – seguita da Hong Kong, Stati Uniti, Singapore, Isole Cayman, Libano e Germania. Questi otto Paesi figuravano già nei primi otto ranghi nel 2013, anche se in un altro ordine. Per esempio, gli Usa erano al sesto posto. La ‘top ten’ dei campioni dell’opacità finanziaria è completata da Bahrein e Dubai. “Con Zurigo, Ginevra e Lugano, la Svizzera dispone di piazze finanziarie importanti a livello internazionale, ma con numerosi Paesi non ha adottato nessun tipo di scambio d’informazione, offrendo così condizioni ottimali per dissimulare i flussi finanziari illeciti”, si legge in una nota di Alliance Sud a commento dei risultati di Tjn. “La ragione principale del deplorevole primo posto della Svizzera sulla lista dei paradisi fiscali è il fatto che in materia di segreto bancario, la Svizzera persegue la strategia della zebra: se sui conti svizzeri dovrebbero arrivare solo i soldi puliti provenienti dai Paesi industrializzati, i soldi sporchi provenienti dai Paesi in sviluppo ed emergenti continuano a essere benvenuti”, si sottolinea. Per Alliance Sud, la Svizzera dovrebbe negoziare rapidamente con tutti i Paesi l’assistenza amministrativa fiscale ampliata e successivamente lo scambio automatico d’informazioni. ATS/RED

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